8 marzo: nel giorno della loro festa, a quali donne intitolereste una via?
Soltanto il 5% delle vie nazionali è dedicato alle grandi donne che con le loro imprese straordinarie hanno segnato la storia: mandateci le vostre proposte.
Sapete quanti spazi ha concesso finora la toponomastica nazionale alle donne? Circa il cinque per cento. Quale giorno migliore della Festa delle Donne per pensare ad un omaggio concreto a tutte le donne straordinarie che hanno fatto la storia portando lustro alla nostre città?
A quale donna e vorreste fossero intitolati gli spazi pubblici della città di Milano, che al momento vanta meno del 5% di vie, piazze e giardini in rosa? E’ la proposta che Prima Milano lancia ai lettori che volessero buttarsi con noi nell’avventura di scoprire nomi e storie di donne cui dedicare spazi, edifici e monumenti cittadini. Potete mandarci le vostre proposte con un commento sulla nostra pagina Facebook:
Quali criteri?
Iniziamo chiarendo quali sono i criteri vigenti per dedicare per dare il nome a una strada o cambiare un nome già esistente. La normativa che stabilisce come dare un nome a una strada nuova è la Legge 1188/27; invece, quella che indica come cambiare nome a una strada già esistente è il Rdl 1158/23.
Per attribuire una denominazione a una nuova strada o piazza pubblica è necessario che il Comune chieda l’autorizzazione del Prefetto. Si può dare il nome di una persona a una strada o a una piazza a condizione che questa sia morta da almeno 10 anni a meno che non si tratti di un caduto in guerra o di una persona deceduta per la causa nazionale. È inoltre in facoltà del ministero per l’Interno di consentire la deroga alle suindicate disposizioni in casi eccezionali, quando si tratti di persone che abbiano benemeritato della nazione.
Nell’ambito del territorio comunale, non può essere attribuita una stessa denominazione ad aree di circolazione dello stesso tipo, anche se comprese in frazioni amministrative diverse. Il Comune può cambiare nome a una strada, ma solo dietro autorizzazione della Prefettura e sentito il ministero dei Beni e delle attività culturali e la Soprintendenza. La Soprintendenza valuta gli aspetti di ordine storico e culturale, compresa l’opportunità di sostituire un toponimo antico con l’intitolazione a un personaggio illustre e scomparso di recente, comparando la denominazione attuale e quella che si propone di modificare. Il ministero dell’Interno valuta invece solo l’opportunità di derogare alla norma che impone un intervallo di dieci anni dalla scomparsa del personaggio illustre.
Donne illustri da celebrare
Questi escamotages permettono di avvicinare la gente a grandi figure, fino a quel momento relegate nella propria settorialità, rendendole patrimonio e orgoglio comune. Portando le persone ad approfondire e informarsi, magari, circa le imprese che si celano dietro al nome di una via o di una piazza. Un bel modo per riscoprire storie pressoché sconosciute ma meritevoli di essere ricordate. Vediamo quindi qualche nome "ispiratore", in attesa delle vostre proposte.
Cristina Trivulzio di Belgiojoso
Nata a Milano il 28 giugno 1808 e morta a Milano, 5 luglio 1871, è stata una patriota, giornalista e scrittrice italiana che partecipò attivamente al Risorgimento. Fu editrice di giornali rivoluzionari. Sulla vita di questa donna coraggiosa e controcorrente, che si ritagliò un ruolo di primo piano ribellandosi al ruolo di moglie perpetuamente tradita dal marito, si potrebbe davvero trarre un film o una serie tv. Un'esistenza rocambolesca con tanto di fuga parigina. Tutta da scoprire, e celebrare.
Tina Lagostena Bassi
A molte persone questo nome non suona sconosciuto: Tina Lagostena Bassi, infatti, ha goduto di grande popolarità negli ultimi anni della propria vita per essere stata ingaggiata come giudice nel celebre programma Mediaset Forum. Non tutti sanno, però, che questa giurista granitica e dalle idee chiare ha fatto moltissimo per le altre donne durante la sua carriera. Tina, nata a Milano nel 1926 (morta a Roma nel 2008) ha focalizzato la sua carriera di avvocatessa sui diritti femminili. Difese Donatella Colasanti con grande vigore, nel processo del Massacro del Circeo. In linea con il suo impegno per le cause femminili divenne una delle socie fondatrici del Telefono Rosa. Le sue strenue battaglie tese a non minizzare la gravità di uno stupro (percepito dall'opinione pubblica in maniera più "leggera" nel Novecento) influirono sensibilmente anche sull'abrogazione del "delitto d'onore".
Laura Bassi
Ve la immaginate nel Settecento italiano una donna che non soltanto vuole studiare fisica, ma che arriva a detenere una cattedra universitaria? Ecco Laura Maria Caterina Bassi Veratti, più nota come Laura Bassi (Bologna, 29 ottobre 1711 – Bologna, 20 febbraio 1778), fisica e accademica italiana. Parliamo della prima donna al mondo a ottenere una cattedra universitaria e una delle prime donne laureate d'Italia. Nel 1749 avviò con grande successo corsi di fisica sperimentale. Le lezioni si tennero nella sua casa, nel laboratorio allestito insieme al marito. Dal momento che a Bologna era l'unico corso sulla disciplina ed era frequentato soprattutto da studenti dell'università, il Senato accademico ne riconobbe l'utilità pubblica e assegnò a Laura Bassi uno stipendio di 1000 lire, uno dei più alti dell'università felsinea. Cosa aggiugere?
Tina Modotti
Assunta Adelaide Luigia Saltarini Modotti, conosciuta come Tina Modotti (Udine, 17 agosto 1896 – Città del Messico, 5 gennaio 1942), è stata una fotografa, attivista e attrice italiana. Parliamo di una delle personalità artistiche più rilevanti nel settore del Novecento. Le sue opere sono esposte in tutto il mondo. Viaggiò moltissimo: Stati Uniti, Europa e Messico (dove fu legata e apprezzata anche dalla coppia di artisti Frida Kahlo e Diego Rivera). Fu fra le prime donne a farsi strada in quello che veniva considerato un mestiere esclusivamente maschile ottendendo successi internazionali.
Franca Valeri
Chiudiamo la carrellata di proposte con un'attrice scomparsa recentemente, per la quale non sono ancora passati i 10 anni post mortem, ma che meriterebbe un'eccezione. Franca Valeri. Nata a Milano nel 1920 e spentasi a Roma un anno fa, la monumentale attrice e signora dei palchi meneghini ha incarnato perfettamente lo stereotipo della "signorina snob" del Nord raccontando un'Italia che non c'è più (e quanto ci manca) con talento, garbo e un'eleganza fuori concorso. La Valeri è riuscita a imporre un modello femminile ammirato e rispettato in un'epoca storica in cui le donne dovevano essere madri prolifiche e mogli comprensive. Lei, ossuta, chic, benestante, pensante, polemica, sarcastica, arguta e indipendente ha dimostrato coi fatti, per un secolo, che l'alternativa c'era eccome. Ed era irresistibile.
Quante donne meritano di essere celebrate e ricordate: mandateci le vostre segnalazioni.