Studi sul covid e pubblicazioni: l’Università Statale prima in Europa
Primo ateneo in Europa e quarto nel mondo, dopo le università di Wuhan e della Harvard Medical School, per articoli scientifici sul covid.
Studi sul covid e pubblicazioni: l’Università Statale prima in Europa.
Studi sul covid e pubblicazioni: l’Università Statale prima in Europa
MILANO – Primo ateneo in Europa e quarto nel mondo, dopo le università di Wuhan e della Harvard Medical School, per articoli scientifici sul covid. L’importante riconoscimento è per l’Università Statale di Milano, certificato dalla rivista Science che ha stilato una classifica sugli atenei al mondo che hanno maggiormente contribuito alla ricerca sul covid tramite pubblicazioni di articoli. Come riporta Agi, se si allarga la classifica agli istituti di ricerca, la Statale scende di un solo posto, preceduta da Inserm in Francia, l’Istituto Nazionale per la Salute e la ricerca biomedica.
Elio Franzini
“Fa sempre piacere vedere il valore della Statale riconosciuto a livello globale per il suo impatto sulla ricerca e sul controllo del covid19 e constatare come l’emergenza sia stata in grado di reclutare immediatamente le forze migliori all’interno dell’ateneo, generando nuova conoscenza a favore della comunità scientifica internazionale”.
Questo il commento del rettore Elio Franzini riportato da Agi.
Maria Pia Abbracchio
Un riconoscimento eccezionale, sottolinea la prorettrice a Ricerca e Innovazione Maria Pia Abbracchio, precisando che Inserm francese è costituita da ben 34 distinte unità di ricerca. L’articolo pubblicato sulla rivista Science mette in luce l’importante lavoro delle università in termini di diffusione delle informazioni, affidabili e testate, contro ogni speculazione, fin da gennaio dello scorso anno.
Al di là del numero delle pubblicazioni scientifiche – ancora Abbracchio –, la rilevanza del contributo della Statale risiede nell’ampiezza e nell’importanza delle tematiche studiate, che spaziano dalle origini e modalità di circolazione del virus, agli avanzamenti forniti alle procedure per la diagnosi, il tracciamento e la cura dell’infezione e delle sue conseguenze a lungo termine, fino alla recente retro datazione dell’inizio della pandemia a settembre-novembre 2019, ben prima della comparsa ufficiale del virus”.