Spostamenti

In zona rossa abolita la deroga dei 30 chilometri per i piccoli Comuni

Protesta l''Unione nazionale comuni montani, che evidenzia il paradosso: "Possibile andare nella seconda casa fuori regione e non nel Comune accanto".

In zona rossa abolita la deroga dei 30 chilometri per i piccoli Comuni
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Con il nuovo Decreto Draghi, che da lunedì 15 marzo 2021 ha fatto calare una coltre rossa e arancione su tutto il Paese, decade per chi si trova nelle zone con restrizioni al massimo livello la possibilità, la deroga, per coloro che vivono in Comuni al di sotto dei 5mila abitanti, di spostarsi nel raggio di 30 chilometri. E' invece consentito per i cittadini che si trovano in zona arancione. Addio insomma alla concessione, introdotta anche per le zone rosse col Dpcm del 16 gennaio: ma l'Unione dei comuni montani non ci sta.

L'Unione dei Comuni montani non ci sta

Uncem (Unione nazionale comuni, comunità ed enti montani) è entrata in polemica con le regole vigenti. Marco Bussone, presidente piemontese di Uncem:

Fino a ieri sera, nelle FAQ sugli spostamenti (in particolare quella sull'autodichiarazione) sul sito del Governo, per la "zona rossa" - da oggi lo sono molte regioni italiane - era consentito, ai sensi del DPCM, lo spostamento entro 30km per chi risiede nei Comuni con meno di 5.000 abitanti. Oggi, nelle nuove FAQ ai sensi del vigente, questo spostamento fuori dai confini per chi risiede nei piccoli Comuni italiani non è più possibile. Ho chiesto un chiarimento con una lettera inviata poco fa al Ministro Lamorgese. Perché, come già avevamo segnalato a maggio 2020, ottenendo quella deroga importante, occorre riconoscere la possibilità di muoversi fuori da un piccolo Comune, ben diverso da una città o da un grande Comune. Entro i "confini" amministrativi vi sono possibilità ben diverse.

Seconde case fuori regione sì e Comune vicino no

Bussone pone l'accento anche su un evidente paradosso, relativo alla questione seconde case:

E il chiarimento serve anche per le "seconde case". Oggi, risulta possibile andare da Montecarlo a Limone Piemonte nella "seconda casa", o da Parigi a Bardonecchia, o da Milano ad Alagna Valsesia, sempre nella casa di proprietà, mentre è negato spostarsi da Roccavione a Cuneo, piuttosto che da Balme a Ceres, da Rossa a Varallo. Occorrono chiarimenti e massima attenzione, senso del limite e buonsenso. Li attendiamo.

Già, perché con il nuovo decreto è possibile andare anche nelle seconde case, sia in zona rossa che in zona arancione. Il documento infatti dice che anche nelle zone in cui sono in vigore le restrizioni più dure è sempre consentito “il rientro alla propria residenza, domicilio o abitazione, compreso il rientro nelle seconde case ubicate dentro e fuori regione”, questo unicamente a patto che nella seconda casa non siano presenti altre persone non appartenenti al nucleo familiare convivente.

Il precedente

Non è la prima volta che l'argomento relativo alle imposizioni ai piccoli Comuni diventa oggetto di discussione. Per le feste natalizie, per esempio, la direzione iniziale del Governo Conte era stata quella di vietare l'uscita dal proprio Comune di residenza, a prescindere dalla grandezza. Da nord a sud, però, si sono levate voci in polemica con il provvedimento che hanno sottolineato come una persona residente in una città avesse la possibilità di percorrerla interamente, mentre chi viveva in Comuni di poche centinaia di abitanti rischiava di rimanere isolato quando sarebbe stato sufficiente lasciarlo muovere per un chilometro "oltre il confine".

Da qui l'introduzione della deroga dei 30 chilometri per i Comuni sotto i 5mila abitanti, che a Natale era stata consentita solo per le zone arancioni, ma successivamente, con l'approvazione del Dpcm di Conte del 16 gennaio (valido fino al 15 febbraio) era stata mantenuta e estesa anche alle zone rosse.

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