Corso Magenta

Extinction: a Milano la nuova mostra dell'artista Max Papeschi

Il leit-motiv è l'estinzione della razza umana

Extinction: a Milano la nuova mostra dell'artista Max Papeschi
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E' stata inaugurata lo scorso 20 gennaio, presso la Fondazione Stelline sita in Corso Magenta 61 a Milano, la nuova mostra Extinction dell’artista e scrittore italiano Max Papeschi, ideata in collaborazione con Flavia VagoAIIO e Michele Ronchetti. L’esposizione, a cura di Stefania Morici con la consulenza speciale di Gianluca Marziani, sarà aperta al pubblico fino al prossimo 19 febbraio dal martedì alla domenica, dalle ore 10.00 alle ore 20.00, con il patrocinio del Ministero della cultura, della Regione Lombardia e del Comune di Milano, e avrà come leit-motiv quello dell'estinzione della razza umana.

Extinction - Locandina

Extinction, il progetto artistico e il messaggio di Max Papeschi

"In un futuro prossimo la razza umana si è estinta. In galassia molto lontana una civiltà aliena riesce a captare dei vecchi messaggi
digitali provenienti dal pianeta Terra. I dati sono però fortemente deteriorati, contengono immagini e testi frammentati e parziali.
Gli scienziati alieni si pongono immediatamente una domanda cruciale: come si è estinta la razza umana?
Le informazioni in loro possesso risultano di complessa decifrazione, ma avvalendosi di una potente intelligenza artificiale, riescono a estrapolare delle immagini. Oggi il primo reperto archeo-terrestre vede finalmente la luce".

Su questa premessa poggia il nuovo progetto di Max Papeschi che, insieme a Flavia Vago e Michele Ronchetti, si è divertito, come di consueto, a giocare sul labile confine tra vero e falso, utilizzando la comunicazione stessa come opera d’arte integrata nella mostra.
Per raccontare la razza umana viene utilizzato un punto di vista esterno, “alieno”, e questo permette di realizzare una grande caricatura dell’umanità. Fingendo che i dati siano incompleti e frammentari si viene a creare un effetto “lost in translation” che rilegge la nostra storia in una chiave totalmente nuova, dove il cortocircuito tra realtà e finzione mette in evidenza i peggiori difetti dell’Umanità e la sua incessante inclinazione all’autodistruzione.

"Come si deduce dal titolo - dichiara Papeschi - il tema fondamentale è l’estinzione della razza umana, è una riflessione nata durante il lockdown e che purtroppo è rimasta attuale con lo scoppio della guerra in Ukraina. Ci siamo chiesti: se la razza umana si estinguesse adesso, che cosa rimarrebbe? Abbiamo provato a dare delle risposte, tutte sbagliate naturalmente… ma che almeno io spero ci possano aiutare a capire cosa è andato storto e magari provare a invertire la rotta".

Un'iniziativa divisa in capitoli

“Extiction" è un progetto molto ampio che sarà diviso in capitoli. Il Chapter One è, per l'appunto, il primo capitolo e l'intera iniziativa si sviluppa in luoghi e tempi diversi. Ogni capitolo rappresenta i nuovi dati emersi dal “messaggio terrestre originale”, estrapolati come in uno scavo archeologico digitale e ricreati per essere fruiti dal pubblico alieno, esattamente come succede sul pianeta Terra per lo studio di popoli antichi di cui si hanno poche notizie, come nel caso degli Aztechi, di Mesa Verde o di Creta. Ciascuna parte, dunque, e sempre in chiave ironica, va ad incarnare uno degli aspetti più assurdi della nostra civiltà, facendo riflettere sulle cause reali della possibile scomparsa dell'uomo.

Un viaggio tra passato, presente e futuro

L’ambivalenza su cui ruota tutta la mostra, sia dal punto di vista della comunicazione sia delle tematiche, si riflette anche nei media coinvolti nell’opera di Papeschi attraverso l’utilizzo di due mezzi per lui nuovi e opposti.
Da una parte la materia classica, in questo caso la terracotta, con cui realizza l’intero esercito di gnomi. Dall’altra impalpabili dati digitali.

La partecipazione di Ronchetti determina la presenza del carattere digitale, con cui sono realizzate le opere tridimensionali in computer animation e rielaborate da una intelligenza artificiale denominata “AIIO”. I dati analizzati da AIIO in 4 direzioni differenti (cultura orientale, cultura occidentale, universe e matematica) generano 1200 opere d’arte digitali che compongono 4 quadri digitali che si fondono alla performance artistica diventando elemento narrativo oltre che visivo.
A concludere il percorso espositivo, inoltre, un’installazione denominata “Snow White Overdrive” e composta da una stanza con 4 schermi che mostreranno i vari processi di elaborazione dell’intelligenza artificiale AIIO e nei quali è possibile vedere le diverse versioni delle opere aliene che hanno originato successivamente il modello definitivo messo in mostra durante l’installazione.

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