Rettifica all’articolo del pedofilo stalker che ha adescato una ragazzina di Perugia sui social
Riceviamo e pubblichiamo la lettera per contestare le accuse e fornire la propria versione dei fatti

Riceviamo e pubblichiamo.
“Sono un giovane ingegnere di Milano, e sono proprio l’orco di cui ha parlato il giornale.
Ai tempi ero disoccupato e cercavo lavoro; l’avevo conosciuta per caso, lei mi stimava moltissimo e aveva convinto suo padre ad assumermi, per incontrarmi di nascosto nell’ufficio di famiglia.
Io le volevo un bene dell’anima: mi aveva aiutato nei momenti difficili, mi aveva offerto un futuro e una nuova vita. Sapevo che era minorenne, per questo ho vigilato su di lei e ho contrastato efficacemente i malintenzionati dei social network e i suoi coetanei volgari e teppisti.
Quando sono andato a firmare il contratto con il padre ho fatto il mio dovere e l’ho informato della situazione. Ho provato a spiegargli che il mio interesse lavorativo era serio e che non mi ero mai avvicinato alla figlia (neanche quando lei era scesa a salutarmi da sola), ma lui mi ha congedato con distacco, senza approfondire alcunché.
All’uscita è comparsa proprio la ragazzina, ricolma di gioia e ancora ignara di tutto. Lì ho potuto soltanto allontanarmi in lacrime, temendo per lei, mentre le sequestravano il telefono e la facevano sparire.
Purtroppo non sono riuscito a far capire ai genitori che il loro comportamento poteva essere controproducente, e alla fine la figlia mi ha usato come capro espiatorio, raccontando le baggianate che hanno riportato i giornali.
Le menzogne degli operatori scolastici sono arrivate invece quando mi sono rivolto alla prof. di lettere, chiedendole gentilmente di prendersi cura della minore in quel periodo difficile. All’inizio i docenti credevano di agire a fin di bene; poi però sono rimasti intrappolati nelle loro stesse bugie, e per evitare di ritrattarle hanno continuato a diffamarmi e a spaventare la famiglia per mesi, perseguitandola con illegittime quanto indesiderate imposizioni.
Lo stalking indefesso è sfociato perfino nella contraffazione probatoria e nella falsa testimonianza.
Io ho calato una maxi-querela per associazione a delinquere, documentando la mia verità. Tuttavia, i magistrati hanno spudoratamente osannato le “mele marce” della scuola anziché ammettere di essersi fatti abbindolare durante le “indagini preliminari” che nessuno ha svolto.
Dopo aver tentato invano di liquidarmi con l’infermità mentale e di mettere in bocca alle vittime il terrore nei miei confronti, il giudice ha cercato di ricattarmi offrendo un grande sconto di pena se avessi accettato la condanna in silenzio.
Peccato solo che io non mi sono fatto comprare e ho denunciato ogni abuso.
La guerra procede implacabile da ormai due anni, nell’indifferenza generale. I miei nemici stanno portando avanti una mistificazione dei fatti sistematica e corale, per insabbiare tutto; io sto lottando in ogni modo, ma purtroppo gli avvocati non sono stati di alcun aiuto finora e i giornalisti (salvo rare eccezioni) tendono ad essere compiacenti.
Le speranze sono riposte sui genitori: loro sono persone per bene, si attiverebbero subito se sapessero che la figlia li sta tutt’ora imbrogliando e ha imparato a delinquere per compiacere questo aberrante sistema. Tuttavia, forse ammaliati dai risarcimenti prospettati dal legale di fiducia, i famigliari non hanno ancora capito un bel niente; e per evitare che capiscano, fra le varie rappresaglie e intimidazioni perdura la minaccia del carcere qualora io provassi a consapevolizzarli su come stanno le cose.
So che sto affrontando persone pericolose e che rischio tantissimo anche solo per questo articolo. Però DEVO andare avanti, fin quando la ragazzina non sarà riportata a casa; per quella famiglia che non sono riuscito a proteggere dai criminali di Perugia.
Per l’Italia, per la Libertà.”
Lettera firmata