Il caso arrivato in Tribunale

"Pratiche di asilo per i migranti entro 3 giorni", la sentenza del giudice e le possibili conseguenze

Dopo questa sentenza si teme ora una raffica di ricorsi

"Pratiche di asilo per i migranti entro 3 giorni", la sentenza del giudice e le possibili conseguenze
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"Pratiche di asilo per i migranti entro 3 giorni", una sentenza del giudice che potrebbe portare a  conseguenze inaspettate.

Pratiche di asilo: la sentenza del giudice e le possibili conseguenze

MILANO - Lo scopo del nuovo sistema di prenotazioni era quello di porre fine alla folla, spesso ingestibile, dei migranti che si accalcavano per assicurarsi una buona posizione di fronte alle transenne per accedere agli uffici della Questura situati all'interno della caserma Annarumma in via Cagni.

La novità, entrata in vigore in via sperimentale il mese scorso, è però già stata bocciata dal Tribunale di Milano che ha definito "inadeguato" il sistema PrenotaFacile e ha accolto il ricorso di un cittadino egiziano che non è mai stato ricevuto in via Cagni.

Il caso arrivato in Tribunale

A fine febbraio il migrante ha depositato un ricorso d’urgenza tramite il suo avvocato "per ordinare al Ministero dell’Interno-Questura di Milano di provvedere all’immediata registrazione formale della sua domanda di protezione internazionale". Come riporta Il Giorno, il legale ha spiegato che tra il 29 e il 30 gennaio e tra il 5 e il 6 febbraio i volontari dell’associazione Naga hanno compilato scritture private per dare atto della "presenza di svariate persone" in via Cagni, compreso il suo assistito, allontanate "perché in sovrannumero".

Il ricorso dell'avvocato

Ha anche dimostrato come a suo giudizio il nuovo sistema sia inadeguato ad affrontare la difficile  situazione delle richieste visto che per il suo cliente è riuscito a produrre "le videate delle pagine informatiche" da cui risulta che in tre occasioni (il 2 maggio alle 12.31, il 4 alle 12.56 e il 5 alle 8.49) il migrante non è riuscito a fissare un appuntamento, ricevendo risposte incerte come indisponibilità di appuntamenti oppure il consiglio di rivolgersi ad altra questura oppure addirittura un riferimento vago ad un numero massimo di richieste superate. Va detto che ora il sistema è già stato riaggiornato e queste formule non vengono più usate.

La sentenza

Il giudice ha quindi accolto il ricorso del cittadino egiziano disponendo che la Questura proceda alla ricezione della domanda di protezione "entro tre giorni lavorativi", prorogabili a dieci in presenza di un elevato numero di domande. Si teme ora una possibile conseguenza: una valanga di ricorsi.

 

 

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