vaccinazioni anti covid

Pfizer e Moderna, seconda dose a 42 giorni: si attende l’ok dal Governo

Il cambio di indicazioni permetterebbe di "liberare" numerose dosi oggi ferme per cautela sui richiami.

Pfizer e Moderna, seconda dose a 42 giorni: si attende l’ok dal Governo
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Novità per i vaccini Moderna e Pfizer: il Comitato tecnico Scientifico ha approvato lo slittamento della seconda dose a 42 giorni. Ora manca solo l’ok dal Governo.

Moderna e Pfizer richiamo a 42 giorni

Per la vaccinazione di Pfizer e Moderna la seconda dose può essere inoculata fino a 42 giorni di distanza. Dopo l’ok del Cts si attende ora quello del Governo. La vicepresidente e assessore al Welfare di Regione Lombardia, Letizia Moratti, commenta il parere favorevole del Comitato tecnico scientifico (Cts) che ha accolto la richiesta di ‘posticipare’ il richiamo della somministrazione dei due vaccini anti Covid.

“L’ho chiesto espressamente lo scorso 24 febbraio – dice la vicepresidente – sono pertanto contenta di apprendere che il Cts abbia dato il suo assenso. Così da estendere il tempo per somministrare la seconda dose di Pfizer e Moderna fino a 42 giorni di distanza dalla prima, ora attendiamo il via libera dal Governo”.

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Intervento inteso e auspicato da tempo

“È un intervento – aggiunge Letizia Moratti – che attendevamo da tempo e auspicavamo. Tanto è vero che quasi due mesi fa avevo sollecitato una soluzione in questo senso. Ho inviato una lettera, avvalorata dal parere scientifico dei professori Giuseppe RemuzziAndrea Gori e Paolo Antonio Grossi. L’ho indirizzata al ministro della Salute Roberto Speranza, al direttore generale della Prevenzione presso il Ministero della Salute, Giovanni Rezza, al presidente del Consiglio superiore di Sanità, Franco Locatelli, e al presidente dell’Aifa, Giorgio Palù”.

“Ci consente di proteggere fascia più larga popolazione”

“In quella richiesta per la seconda dose di Pfizer e Moderna – conclude l’assessore al Welfare – avevo sottolineato l’importanza di un intervallo più lungo tra la prima e la seconda inoculazione. Questo ci consente di proteggere nel frattempo una fascia più larga di popolazione, in una fase di scarsa disponibilità di vaccini”.

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