l'inchiesta continua

Maltrattamenti e torture nel carcere minorile Beccaria: spuntano altri venti casi

Le indagini sulle violenze nel carcere minorile Cesare Beccaria svelano altri casi e nuove verità

Maltrattamenti e torture nel carcere minorile Beccaria: spuntano altri venti casi
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L'inchiesta sulle terribili violenze sui detenuti minorenni del carcere milanese Beccaria di cui si è avuta notizia nello scorso aprile stanno continuando e stanno svelando nuove verità.

Maltrattamenti e torture nel carcere minorile Beccaria a Milano

MILANO -Nell'inchiesta che la Procura di Milano sta conducendo sulle violenze e le torture su detenuti minorenni nel carcere minorile Cesare Beccaria a Milano emerse lo scorso aprile spuntano un'altra ventina di nuove vittime.

Due anni di violenze

Era il 22 aprile 2024 quando tredici agenti della polizia penitenziaria furono arrestati e altri otto sospesi dall’esercizio di pubblici uffici con le accuse di tentata violenza sessuale, tortura, lesioni e maltrattamenti nei confronti di alcuni detenuti minorenni.

L'indagine in corso della Procura di Milano

Nell'indagine ancora in corso, avviata allora in seguito a segnalazioni, furono decisive le telecamere interne al carcere che fornirono indizi certi su vari episodi di violenza perpetrati ai danni dei minori detenuti. Proprio dallo studio di queste immagini e dalle denunce dei legali di ragazzi che si sono aggiunte nelle settimane successive sono emersi nuovi casi di maltrattamenti.

Verranno sentite le vittime dei nuovi casi

La procuratrice aggiunta Letizia Mannella e le pubblico ministero Rosaria Stagnaro e Cecilia Vassena, nell'ambito delle indagini che stanno conducendo con squadra mobile e polizia penitenziaria, sentiranno queste nuove possibili vittime nelle prossime settimane. Insomma le indagini continuano e la vicenda tende ad allargarsi ancora.

Si cerca di chiarire il perchè del silenzio delle due ex direttrici

Le procuratrici infatti stanno cercando di chiarire anche perchè le due ex direttrici del carcere Beccaria non avrebbero impedito e nemmeno denunciato le torture verso i minori detenuti che sono proseguite per più di due anni. Si indaga quindi anche sulle due precedenti direttrici che ora si trovano: una all’istituto penitenziario di Monza e l’altra a dirigere un ufficio a Roma.

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