il delitto e le polemiche

Inter, dopo la morte del capo ultras esplode il caso Curva Nord

Gli inquirenti indagano sull'omicidio ma anche sulle violenze accadute in curva, intanto sui social si moltiplicano le lamentele di chi è stato costretto dai leader della curva ad abbandonare gli spalti in segno di lutto.

Inter, dopo la morte del capo ultras esplode il caso Curva Nord
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Sono al lavoro gli inquirenti milanesi che indagano sull'omicidio di Vittorio Boiocchi, il pluripregiudicato capo ultrà dell'Inter ucciso sabato sera in via Fratelli Zanzottera nel quartiere periferico del Figino.

Inter-Sampdoria: una vicenda surreale

MILANO - E' sabato sera, sta per cominciare la partita di campionato Inter-Sampdoria a San Siro. Lo stadio è sold out, come spesso accade ultimamente a San Siro nelle partite dell'Inter. Il clima è bello, festoso, allegro ma succede qualcosa, un fatto di cronaca che cambierà inevitabilmente tutta la serata, anche se l'Inter alla fine vincerà 3 a 0. Ma la cronaca farà parlare più del risultato sportivo, e questo è davvero un peccato.

L'agguato sotto casa

Quello che accade succede a qualche chilometro dallo stadio dove un pluripregiudicato di 69 anni è stato colpito a morte sotto casa sua da due killer in via Fratelli Zanzottera nel quartiere periferico di Figino. Il suo nome è Vittorio Boiocchi, capo ultrà e fondatore del gruppo Boys dell'Inter (ma che non poteva più avvicinarsi allo stadio da diversi anni) con alle spalle una vita di delinquenza e frequentazioni pericolose con la mala. E grazie alla gestione dei parcheggi di San Siro e dei biglietti della Curva Nord, si vantava di guadagnare sino a 80.000 euro al mese.

L'ultima denuncia in ordine di tempo risale al 2021 per una tentata estorsione ai danni di un imprenditore. Arresti e condanne invece li aveva avuti sin da giovane per traffico di droga, rapina, sequestro di persona. Aveva trascorso oltre 26 anni in carcere, l'ultima volta era stato arrestato nel 2021 dalla Squadra mobile che ora indaga sul suo omicidio.

La curva si svuota

Dopo che la notizia è circolata, la Curva Nord dell'Inter ha deciso di non cantare e non sostenere la squadra, è restata in silenzio, senza esporre striscioni e intonare cori durante la partita contro la Sampdoria a San Siro. Poi tutti i gruppi storici hanno abbandonano gli spalti del secondo anello verde durante l'intervallo costringendo a farlo anche chi invece avrebbe voluto rimanere. L'operazione di svuotamento è durata praticamente per l'intero secondo tempo della partita con sacche di resistenza di chi era nell'ala sinistra della curva che non voleva uscire.

Minacce e intimidazioni per chi voleva restare

Chi era allo stadio racconta di intimidazioni, pugni e spintoni per costringere tutti i tifosi presenti in Curva Nord ad abbandonare lo stadio: "Sono stata minacciata di essere presa a botte se non fossi uscita, ho visto un uomo preso a cazzotti davanti a me perché voleva far valere il suo diritto sacrosanto di vedere la partita. Io mi auguro che la società prenda provvedimenti" dice una tifosa, "I tifosi volevano rimanere in curva a vedere l'Inter ma i capi ultrà hanno costretto tutti ad uscire con la forza", racconta ancora, "ho visto bambini piangere e persone venire spintonate perché non volevano andarsene". "Io ero con una mia amica e mi è venuto un attacco di panico", conclude la tifosa, "pensavo di prenderle".

La società si dissocia

Su quanto avvenuto la società Inter si è dissociata da quanto è accaduto sabato sera, condannando fermamente ogni espressione di violenza e che sta pensando a qualche iniziativa a tutela dei tifosi che sono stati sfrattati dal proprio posto: non è da escludere un rimborso del biglietto, ma in quel caso andrebbero individuate con esattezza le persone penalizzate. Il resto rimane di competenza di Polizia e Digos che stanno indagando per risalire ai due killer in scooter di colore scuro che dopo aver sparato si sono dati alla macchia. «Mi informerò su quanto accaduto», ha detto ieri il ministro dello Sport e dei Giovani, Andrea Abodi.

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