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In Lombardia nelle scorse settimane il primo caso di suicidio assistito

Il caso di "Serena" in Lombardia solleva dibattiti politici e legali, con richieste di regolamentazione e intervento legislativo urgente

In Lombardia nelle scorse settimane il primo caso di suicidio assistito
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È polemica in seguito alla morte di una donna di 50 anni che ha richiesto il suicidio assistito nelle scorse settimane in Lombardia.

Primo caso di suicidio assistito in Lombardia

MILANO - Serena (nome di fantasia a tutela della privacy), cinquantenne affetta da sclerosi multipla progressiva da oltre 30 anni, è morta nelle scorse settimane a casa sua, nella località dove viveva, in Lombardia, a seguito dell’autosomministrazione di un farmaco letale fornito dal Servizio sanitario nazionale, insieme alla strumentazione necessaria. “Serena”, a causa della malattia, era paralizzata e costretta a una condizione di totale dipendenza e necessità di assistenza continuativa. È il primo caso in Lombardia. Lo riferisce l'associazione Luca Coscioni diffondendo anche il messaggio che ha lasciato Serena.

Il messaggio di Serena

“La mia breve vita è stata intensa e felice, l’ho amata all’infinito e il mio gesto di porre fine non ha significato che non l’amassi. L’ho vissuta nonostante tutte le mie difficoltà per tantissimi anni, come se questa malattia non fosse dentro me. Ho affrontato la mia disabilità con rispetto e dignità. Quando però cominci a sentire la sofferenza oltre a quella fisica ma dentro l’anima, capisci allora che anche la tua anima deve avere il diritto di essere rispettata con la dignità che merita. Questo è ciò che nessuno può toglierti e non deve mai accadere… libera”.

La procedura in seguito alla richiesta

Come riporta l'associazione, dopo aver atteso 9 mesi dalla sua richiesta, “Serena” è la sesta persona in Italia (la quinta seguita dall’Associazione Luca Coscioni) ad aver completato la procedura prevista dalla Consulta con la sentenza 242/2019 sul caso “Cappato/Antoniani”, con l’assistenza diretta del Servizio sanitario nazionale che ha fornito il farmaco e ogni strumentazione necessaria.

Serena aveva inviato la richiesta di verifica delle sue condizioni ad inizio maggio 2024. L'azienda sanitaria a fine luglio 2024, dopo l’acquisizione del parere del comitato etico comunicava a “Serena” il possesso dei requisiti stabiliti dalla Corte con la sentenza Cappato (capacità di prendere decisioni libere e consapevoli, patologia irreversibile, sofferenze fisiche o psicologiche ritenute intollerabili dal richiedente, dipendenza da trattamenti di sostegno vitale). Successivamente a novembre informava Serena che non avrebbe individuato il farmaco e la strumentazione per l’autosomministrazione, ma che doveva essere il suo medico di fiducia a indicare, con una propria relazione, il farmaco letale e la metodica per la sua autosomministrazione. Serena con l’avvocato Filomena Gallo e un collegio legale, inviava all’azienda sanitaria la relazione medica con indicazione del farmaco, della quantità e della modalità di autosomministrazione a firma del dr. Mario Riccio medico di fiducia.

La conferma a dicembre

Seguiva un sollecito in assenza di riscontro e a dicembre la Commissione di esperti e, a seguire, il Comitato Etico ne confermano l’idoneità e l’azienda sanitaria confermava la fornitura del farmaco. L’azienda non comunicava la disponibilità di medici che, su base volontaria, assistessero “Serena” nella procedura di autosomministrazione che è quindi stata seguita dal dottor Mario Riccio, medico anestesista, Consigliere generale dell’Associazione Luca Coscioni, che nel 2006 aveva assistito Piergiorgio Welby e poi alcuni pazienti che fino a oggi hanno avuto accesso al suicidio medicalmente assistito. Serena dopo avere indicato la data in cui voleva procedere, ha chiesto all’azienda sanitaria la fornitura del farmaco approvato dalla Commissione aziendale da consegnare al dr. Mario Riccio che contattato dall’azienda sanitaria ha potuto ritirare tutto la mattina del giorno individuato e restituire successivamente strumentazione e materiali da smaltire. "Serena" ha potuto procedere con l'autosomministrazione del farmaco letale nel mese di gennaio 2025, nella propria abitazione, assistita dal dottor Riccio e circondata dai suoi cari.

Gallo-Cappato: "serve una legge"

Filomena Gallo e Marco Cappato, rispettivamente segretaria nazionale e tesoriere dell’associazione Luca Coscioni, in merito alla 50enne seguita dall'associazione, "primo caso di suicidio assistito" in Lombardia, dichiarano:

“Regione Lombardia ha fornito l’aiuto medico per la morte volontaria a Serena perché era suo dovere farlo. Si conferma così nei fatti ciò che avevamo sostenuto anche in occasione dell’irresponsabile decisione del Consiglio regionale di dichiarsi incompetente in materia. Se fosse stata in vigore la nostra legge di iniziativa popolare “Liberi subito”, Serena avrebbe potuto seguire una procedura chiara e definita invece di dover affrontare, insieme al personale sanitario, una corsa a ostacoli durata 9 mesi. Chiediamo al presidente Fontana di tornare sulla materia, riesaminando il contenuto della nostra legge e emanare un atto di Giunta, come preannunciato dal presidente Zaia in Veneto”.

FdI e l'interrogazione a Bertolaso

FdI con il consigliere regionale Matteo Forte presenterà un'interrogazione all'assessore regionale al Welfare Guido Bertolaso sul caso. Quanto riportato, afferma Forte

"È molto grave, perché contraddice quanto la stessa Direzione del Welfare ha dichiarato in un’audizione del 23 settembre scorso, quando con la presidente Baffi presiedevo i lavori per la discussione sul progetto di legge proposto dall’Associazione Luca Coscioni. In quell’occasione era emersa una cosa molto chiara: il servizio sanitario può arrivare al momento della valutazione della condizioni previste dalla Corte costituzionale per non procedere penalmente contro chi eventualmente aiuta materialmente il malato a porre fine alla propria vita; in ogni caso per tutto quel che riguarda l’identificazione e la prescrizione del farmaco ad oggi non esiste alcuna competenza del servizio sanitario. Motivo per cui occorre, nella discrezionalità del legislatore nazionale, una norma che riconosca una prestazione che ad oggi non è dovuta né la Corte, né il Parlamento hanno infatti riconosciuto un diritto a morire che comporti la possibilità di accedere al suicidio medicalmente assistito con farmaco letale fornito dal Servizio sanitario". Per questo, conclude "faremo un’interrogazione scritta all’assessore Bertolaso, che immagino avrà già modo di smentire quanto riportato dal Corriere”.

Di Marco: "La realtà squarcia il velo di ipocrisia del centrodestra"

"Vi sono giorni in cui la realtà irrompe nel dibattito politico, squarciando il velo di ipocrisia di cui è intriso. Il completarsi del percorso di suicidio assistito richiesto e ottenuto da una cittadina lombarda, attraverso il Servizio sanitario nazionale è, purtroppo, l’esempio di quanto la politica non sappia o non voglia dare risposte. È assurdo che, solo pochi mesi fa, la maggioranza di centrodestra in Consiglio regionale non abbia avuto il coraggio di regolamentare per legge ciò che già accade":

così il capogruppo del M5S, Nicola Di Marco, in merito al caso di suicidio assistito avvenuto il Lombardia.

"Questa settimanaproprio la stessa commissione Affari Istituzionali, che aveva negato la discussione del Pdl Coscioni 'Liberi Subito' nascondendosi dietro una pregiudiziale di costituzionalità relativa alla presunta competenza statale, si è occupata delle pensioni del Consiglieri regionali. Invece di occuparsi di vitalizi, quello sì argomento di competenza statale, si occupino di ciò che competerebbe loro, ovvero garantire ai cittadini gli strumenti necessari, affinché siano loro garantite le giuste attenzioni da parte del Servizio Sanitario regionale, anche in un momento così doloroso, affinché sia per tutti possibile affrontarlo con la dovuta dignità e non aspettando nove mesi una risposta. Se la sua maggioranza non si ritiene all’altezza di trattare un tema del genere, magari perché si trova più a suo agio a discutere del pdl sulle 'fanfare' o sulla 'lingua lombarda', intervenga direttamente il presidente Fontana".

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