la sentenza

Fa a pezzi il corpo dell'anziana madre: la figlia condannata a 26 anni di carcere

La donna è accusata di aver ucciso la madre nel marzo 2022 il cui corpo era stato però trovato solo due mesi dopo nella vasca da bagno

Fa a pezzi il corpo dell'anziana madre: la figlia condannata a 26 anni di carcere
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Bisogna tornare al 26 maggio del 2022 per ricostruire l'agghiacciante vicenda: Lucia Cipriano, 84 anni, affetta da demenza senile grave, non si vedeva più da tempo: di lei si prendeva cura la figlia Rosa, 59, che faticava a gestire la madre da sola. Dal 31 marzo 2022 dell'anziana più nessuna notizia, la figlia aveva detto ai vicini di averla portata prima in casa sua, per poterla gestire meglio, poi di averla sistemata in una casa di riposo.

Ma una delle altre sorelle, che abita a Trento, aveva sospettato che qualcosa non andasse e aveva allertato i Carabinieri della stazione cittadina, per poi andare di persona a controllare. A maggio il macabro ritrovamento.

Uccise e fece a pezzi la madre: condannata a 26 anni di carcere

MELZO - Condannata a 26 anni di reclusione. E' questa la sentenza emessa ieri, lunedì 15 gennaio 2024, in Corte d'Assise, nei confronti della 59enne Rosa Fabbiano, riconosciuta colpevole (in primo grado) di aver ucciso la madre, Lucia Cipriano, 84 anni, e averne fatto a pezzi il corpo nella sua casa di Melzo. La Procura aveva chiesto di condannarla a 28 anni: aveva escluso l'aggravante della premeditazione

Il corpo ritrovato due mesi dopo nella vasca da bagno

Come riporta Prima La Martesana, il corpo dilaniato dell'anziana era poi stato ritrovato il 26 maggio 2022, circa due mesi dopo nella vasca da bagno della sua abitazione. Secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, la vittima potrebbe essere stata strangolata a morte dalla figlia, poi ne avrebbe fatto a pezzi il cadavere per occultarlo nella vasca da bagno di casa.

La scoperta della sorella arrivata da Trento a verificare la situazione della madre

Dopo il delitto la figlia aveva raccontato a tutti di aver ricoverato la madre in una struttura per anziani. I primi sospetti erano però emersi quando la sorella, che viveva a Trento, era venuta a far visita alla donna, ma le era stato impedito di entrare nel bagno dell'abitazione. Il forte odore presente in casa ha fatto il resto, portando ben presto alla macabra scoperta.

All'imputata la Corte ha riconosciuto le attenuanti generiche, circostanza che le ha evitato la pena di 28 anni chiesta invece dall'accusa. Entro 90 giorni verranno depositate le motivazioni della sentenza.

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