Come l’ex capo dei vigili Furci ha incastrato la comandante di Corbetta: “Morte mia, morte tua”

I dettagli dell'indagine che ha portato all'arresto del comandante di Trezzano: intercettazioni, filmati delle videocamere e finte segnalazioni per punire chi lo aveva licenziato

Come l’ex capo dei vigili Furci ha incastrato la comandante di Corbetta: “Morte mia, morte tua”
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Come l’ex capo dei vigili Furci ha incastrato la comandante di Corbetta: “Morte mia, morte tua”.

Come l’ex capo dei vigili Furci ha incastrato la comandante di Corbetta: “Morte mia, morte tua”

TREZZANO SUL NAVIGLIO – Che gliel’avrebbe fatta pagare per quel licenziamento definito ingiusto, l’ex comandante della polizia locale di Trezzano, Salvatore Furci, lo aveva detto neanche troppo velatamente in una chat tra agenti di Corbetta.

La comandante aveva dato parere negativo su Furci

Al Comando si erano create due fazioni: chi sosteneva Furci e chi la comandante Lia Vismara. Tra i due non c’erano buoni rapporti, anzi. La comandante aveva dato parere negativo dopo il periodo di prova di sei mesi, giudicando Furci incapace di seguire le procedure, “inadempiente e si sono verificate scorrette applicazioni proprio delle procedure” c’era scritto nel rapporto di licenziamento dell’aprile 2019.

La vendetta, Furci, l’ha covata per mesi, attraverso una campagna denigratoria e tentando in ogni modo di mettere in cattiva luce Vismara e il sindaco, anche segnalando ai carabinieri presunti consumi di cocaina da parte della comandante. I militari avevano giudicato troppo fumose le segnalazioni di Furci che si affidava, diceva, a una fonte confidenziale. Ma a gennaio dello scorso anno, ha architettato tutto per filo e per segno. Ha comprato un telefono nuovo, inserito una scheda intestata a un uomo straniero, dall’identità inventata, poi si è fatto dire dalla moglie (per lei respinta la richiesta del pm dei domiciliari, non ha preso parte al reato in sostanza), presente in una chat di agenti pallavolisti, gli spostamenti della comandante. Ha preso l’auto, ha caricato l’amico albanese, Mariglen Memushi, e si sono spostati verso la palestra dove Vismara si stava allenando. Tutto ripreso dalle videocamere, tutto registrato dagli spostamenti dei gps e dagli agganci delle celle telefoniche.

Errori modesti, approssimativi, per uno che come Furci, 43 anni originario di Gioia Tauro, vantava un curriculum di vent’anni con la divisa della polizia locale e rivendicava con orgoglio i “500 arresti a cui ho contribuito”, l’esperienza alla polizia locale di Milano, poi quella in Arkansas, a perfezionare l’uso delle armi. Le indagini erano iniziate subito, perché la comandante si è sempre detta innocente su quell’anomalo ritrovamento di cocaina sotto il sedile della sua auto. Era stata denunciata, ma ha sempre indirizzato i sospetti su Furci e sulla sua sete di vendetta per i dissapori lavorativi, accusandola di non avergli dato neanche tre giorni di tempo per trovarsi un altro lavoro.

La telefonata al 112 fingendosi lo spacciatore

Il piano per incastrare la comandante di Corbetta era stato studiato con “una ripartizione precisa dei compiti, al fine di indurre la perquisizione e il ritrovamento di 5 dosi di cocaina per un peso di 3,1 grammi”, si legge nelle pagine dell’ordinanza. C’è quindi da spiegare anche il possesso di droga da parte di Furci o del complice albanese, entrambi arrestati. Il complice, infatti, aveva fatto una chiamata al 112 fingendosi lo spacciatore che aveva venduto la droga alla comandante, accusandola di avergliela pagata con soldi falsi. L’albanese era molto amico di Furci, uno “di famiglia”, tanto che l’ex comandante di Trezzano lo aveva aiutato anche nella spedizione di casse e pacchi in Albania “di dubbia liceità”, sottolineano gli inquirenti.

Gli uomini della Squadra Mobile di Milano diretti da Marco Calì hanno ricostruito ogni dettaglio, con perizie foniche che hanno confermato la voce dell’amico albanese quale “finto spacciatore”, visione delle telecamere, intercettazioni. Un’indagine durata alcuni mesi che ha scagionato la comandante di Corbetta e portato all’arresto (con custodia in carcere) per Furci e Memushi, detto Arian, secondo l’ordinanza emessa dal gip Anna Magelli, su richiesta del procuratore della Dda Alessandra Dolci e Gianluca Prisco.

“Furci ha usato la propria qualifica di pubblico ufficiale, ha agito con disinvoltura”

Alla base della vendetta, come si è detto, c’erano dissapori lavorativi e Furci non aveva nascosto, neanche coi colleghi, il risentimento verso la comandante. “Ricordati che io ho un jolly da giocare, non tirare la corda, c’è un detto che dice morte mia, morte tua. Non farmi fare il kamikaze”, scriveva Furci nella chat degli agenti di Corbetta, indirizzando il messaggio a Vismara. L’aggravante per Furci è di aver agito per motivi abietti e futili, architettando e coinvolgendo il complice nella trappola. “Furci ha usato la propria qualifica di pubblico ufficiale, ha agito con disinvoltura, è chiara la pericolosità sociale per aver articolato un piano criminoso con affinate pratiche e professionalità criminale, dimostrando abilità nell’eludere i controlli”, scrivono gli inquirenti. Furci, infatti, con spregiudicatezza, cercava di coinvolgere anche “amici” tra forze dell’ordine e Procura per tentare di capire se c’erano indagini in corso che lo riguardavano.

Già duramente colpita con lo scandalo delle auto dimenticate nei depositi autorizzati che ha provocato un danno economico per l’Ente di oltre 500mila euro e la mancata rinomina dell’ex comandante (Furci era subentrato, dichiarando di “voler far cambiare aria a Trezzano con rigore, trasparenza e legalità”, raccontava). E ancora con l’arresto nel 2013 per un giro di corruzione dell’ex capo dei ghisa. Il sindaco Fabio Bottero ha precisato che “Si tratta di fatti estranei al nostro Comune che non coinvolgono la polizia locale di Trezzano sul Naviglio che dovrà tuttavia nuovamente riorganizzarsi. Per ora affideremo la guida del comando al segretario comunale. Abbiamo piena fiducia nel lavoro della magistratura, noi continuiamo a impegnarci per il bene della nostra comunità”. Ma per le opposizioni non basta e vogliono vederci chiaro, convocando un consiglio comunale straordinario per analizzare i dettagli della “nomina di un comandante con il passato opaco, era ben nota la posizione pendente del comandante riguardo gli incarichi precedentemente ricoperti – hanno scritto le forze di opposizione M5S, Lista Padovani, Controcorrente e Lega –. Il sindaco relazioni sui criteri di scelta del comandante e perché sono state ignorate le notizie che lo riguardavano”.

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