Una mostra su Arpad Weisz al Teatro della Cooperativa, l'allenatore ebreo morto tragicamente con la sua famiglia ad Auschwitz
La mostra farà da cornice allo spettacolo teatrale di e con Gianfelice Facchetti "Se il razzismo entra in campo" in scena dal 21 al 26 gennaio
L'allenatore, che nel 1930 vinse lo scudetto con l'Inter e allenò anche il Bologna, insieme alla sua famiglia fu costretto a lasciare l'Italia a seguito delle leggi razziali. Tutti furono deportati ad Auschwitz dove trovarono la morte.
Uno spettacolo e una mostra su Arpad Weisz al Teatro della Cooperativa
MILANO - In occasione delle iniziative legate al "Giorno della Memoria 2025", il Teatro della Cooperativa di Milano, in collaborazione con il Museo Ebraico di Bologna e la Casa Editrice Minerva, propone una mostra su Arpad Weisz (Solt, Ungheria, 1896 - Auschwitz, Polonia, 1944).
Nel 1930 vinse lo scudetto come allenatore dell'Inter
L'allenatore ebreo ungherese che prima allenò l'Ambrosiana-Inter, con la quale vinse lo scudetto del 1930, e diede avvio alla straordinaria carriera del giovane Giuseppe Meazza, e poi dal 1935 al 1938 il Bologna, che portò a conquistare due volte consecutive lo scudetto e la prestigiosa Coppa del Torneo dell'Esposizione di Parigi nel 1937.
In scena lo spettacolo "Se il razzismo entra in campo"
La mostra farà da cornice allo spettacolo teatrale di e con Gianfelice Facchetti "Se il razzismo entra in campo" in scena dal 21 al 26 gennaio, un racconto e una testimonianza lucida e appassionata contro l'indifferenza, il pericolo più grande contro cui difenderci.
In mostra le tavole illustrate tratte dal libro di Matteo Matteucci "Arpad Weisz e il Littoriale"
Le suggestive tavole illustrate, tratte dal volume di Matteo Matteucci "Arpad Weisz e il Littoriale" (Bologna, Minerva 2017), raccontano le vicende calcistiche e storiche tra gli anni Venti e Trenta a Milano e a Bologna, dove nel 1926 si inaugura il nuovo Stadio, Il Littoriale, con la presenza di Mussolini.
La sua storia raccontata nel libro "Dallo scudetto ad Auschwitz"
La storia personale di Weisz - rivelata anni fa dal libro di Matteo Marani "Dallo scudetto ad Auschwitz (2007)" - corre in parallelo con quella professionale di calciatore esperto e allenatore carismatico: Weisz mostra grande perspicacia nelle strategie di gioco, empatico e comunicativo con le sue squadre, sempre e comunque appassionato.
A Milano dal 1935 fino alla fuga per le leggi razziali
La straordinaria carriera prima a Milano poi a Bologna, dove arriva nel 1935 con la moglie Elena e i figli Roberto e Clara, si interrompe bruscamente nel gennaio del 1939 quando, a seguito delle leggi razziali del 1938, i Weisz sono obbligati a lasciare l'Italia e cercano riparo a Parigi. Ma la Francia non può offrire loro sicurezza e stabilità. Nel febbraio del 1939 Arpad arriva in Olanda, nella cittadina di Dordrecht, dove la squadra di calcio locale necessita di un allenatore per evitare la retrocessione. La vita sembra ripartire, anche se i Weisz non dimenticano l'Italia.
L'intera famiglia arrestata dalle SS nel 1942 e deportata ad Auschwitz dove trova la morte
Ma nell'Olanda occupata dall'esercito tedesco iniziano le discriminazioni degli ebrei e le deportazioni. Le SS arrestano la famiglia Weisz nell'agosto 1942: Elena, Roberto e Clara, deportati ad Auschwitz, vi trovano subito la morte. Arpad passa prima da un campo di lavoro in Alta Slesia, poi ad Auschwitz, dove muore di stenti il 31 gennaio 1944.
Nel maggio 2018 a Dordrecht sono state poste le quattro pietre d'inciampo dedicate alla famiglia Weisz.