Fine dei lavori

Torre Velasca, via i ponteggi: ecco la 'nuova' facciata

Dal 1958, anno di costruzione, Torre Velasca non era mai stata oggetto di opere.

Torre Velasca, via i ponteggi: ecco la 'nuova' facciata
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MILANO - Sono iniziati i lavori di smantellamento dei ponteggi che, in questi ultimi 18 mesi, hanno coperto Torre Velasca per consentire il delicato e complesso lavoro di restauro di uno degli edifici più iconici della città. A fine settembre terminerà lo smontaggio del ponteggio su tutti i lati della Torre, mentre continueranno i lavori al suo interno, che si concluderanno entro il 2023.

Via i ponteggi da Torre Velasca

I tempi sono confermati da Hines che in qualità di development manager e investitore del fondo HEVF Milan 1 gestito da Prelios SGR S.p.A., ha supportato l’opera di rigenerazione della facciata in collaborazione con lo studio Asti Architetti e con lo studio CEAS per i lavori di risanamento delle facciate, in stretto coordinamento con la Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio di Milano. Grazie anche al prezioso supporto dell’architetto Belgiojoso, che ha concesso l’accesso agli archivi originali dei progetti della torre, la Velasca verrà restituita alla città di Milano nel rispetto delle caratteristiche originarie, rinnovando alcune funzionalità in ottica di sostenibilità, di sicurezza e di vivibilità degli spazi, rispondenti alle attuali richieste normative.

I lavori

Dal 1958, anno di costruzione, Torre Velasca non era mai stata oggetto di opere di risanamento, manutenzione e riqualificazione. Gli interventi sulla Torre, per la sua forma e altezza, hanno presentato numerose difficoltà soprattutto per il posizionamento delle impalcature e il bilanciamento del peso delle stesse. L’impegno progettuale, quindi, è stato notevole, considerando che solo per i ponteggi della facciata sono stati utilizzati: 556.000 chilogrammi di acciaio, oltre 3.000 tubi, 10.000 giunti, 20.000 pedane metalliche. Gli agenti atmosferici degli ultimi 70 anni hanno profondamente deteriorato la facciata dell’edificio che ormai aveva perso i colori originali, caratterizzati da tonalità cangianti in grado di variare a seconda della luce nelle diverse ore del giorno. Per riuscire a restituire la tonalità autentica che dominava lo skyline milanese alla fine degli anni ‘50, il team di lavoro ha condotto analisi scientifiche materiche sull’intonaco, studi sul campo, ricerche storiche documentali e recuperato testimonianze per ripristinare tutti gli elementi autentici del tempo e riportare alla luce la tinta originale di tutti i componenti che costituiscono la facciata. L’intonaco individuato è stato successivamente studiato con Mapei al fine di creare un legante ad hoc, che prende proprio il nome di legante Velasca, in grado di limitare la probabilità di fessurazioni dello strato di finitura e garantire un’adeguata protezione al copriferro delle strutture portanti sottostanti, con un mix design di inerti in grado di restituire il colore finale atteso. Il lavoro di restauro delle facciate non è stato unicamente di natura estetica e architettonica, ma anche di consolidamento strutturale.

Le indagini del 2020

Le approfondite indagini effettuate nel 2020 hanno confermato l’incremento dello stato di deterioramento degli elementi in cemento armato e prefabbricati presenti in facciata e pertanto la necessità di ricostruire le porzioni ammalorate per garantire all’edificio le adeguate condizioni di sicurezza. Inoltre, a garanzia della durabilità del ciclo impiegato per il risanamento degli elementi in cemento armato, la stratigrafia è stata testata sia in opera, sia presso il laboratorio del Politecnico di Milano tramite prove di adesione a supporto a valle di cicli termici e igrotermici. “Dopo un anno e mezzo di lavoro siamo pronti a restituire la facciata della Torre Velasca alla città di Milano, nella sua bellezza originale – ha affermato Mario Abbadessa, senior managing director e country head di Hines Italy. – Un asset iconico che è oggetto di valorizzazione e nuova vita, riflettendo la dinamicità della città all’interno della tradizione. La sfida, infatti, è quella di riportare la Torre alla contemporaneità nel rispetto della sua storicità e questo è possibile proprio grazie alle forti sinergie che si sono consolidate tra la Soprintendenza, lo studio di architettura e i tecnici, con i quali abbiamo avviato un lavoro di squadra vincente per portare a termine questa prima fase del progetto.” “La mia storia professionale sostanzialmente si sviluppa proprio sull’esistente, nel contesto estremamente stratificato della città storica: il mio lavoro prende l’avvio sempre da una preesistenza. In questo caso la preesistenza è l’espressione dell’essenza stessa della rinascita Architettonica (e non solo) della Milano del dopo guerra, una responsabilità importante che mi riempie di orgoglio e di stimolo a restituire a Milano il suo gioiello riportandolo agli antichi fasti”, afferma Paolo Asti.

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