Stadio, il Comitato San Siro annuncia: "Daremo battaglia sul referendum"
Sul futuro dello stadio a Milano il Comitato per San Siro ha annunciato che la loro battaglia continuerà per permettere ai cittadini di esprimersi in un possibile referendum
Il Comitato San Siro risponde al sindaco Sala sulla questione referendum. Un paio di giorni fa il primo cittadino aveva detto che secondo lui la decisione dovrebbe essere delegata all'Amministrazione bocciando quindi il referendum popolare.
Stadio, il Comitato San Siro annuncia battaglia sul referendum
MILANO - I portavoce del Comitato Referendum per San Siro annunciano che "daranno battaglia affinché la popolazione possa esprimersi. Ormai non è nemmeno più San Siro il tema, perché ciò che lascia davvero basiti è la risposta del Sindaco a legittime contestazioni".
La risposta alla dichiarazione del sindaco
"Apprendiamo dalle parole di Giuseppe Sala che il Comune di Milano, in merito alla costruzione del nuovo Stadio di San Siro, dovrebbe fungere da mediatore tra Inter Milan e i Garanti del referendum “perché le squadre volevano avere un po' di chiarezza sul processo di un potenziale referendum o meno: 'I garanti fanno il loro mestiere e sono super partes', ha replicato il sindaco, 'quindi mi sembra una cosa di cortesia verso società che intendono fare un investimento'. Non si capisce come Sala possa favorire un incontro tra i Garanti e i rappresentanti delle due squadre.
Lo ha scritto e stigmatizzato a chiare lettere il giudice Di Plotti, 'È stato consentito l’ingresso nel procedimento di memorie rese da soggetti (le società calcistiche) terzi rispetto al procedimento'. Il Sindaco deve essere il primo Garante di un processo democratico e non il facilitatore degli interessi privati, osteggiando la partecipazione dei cittadini. La cortesia del Sindaco non può essere a corrente alternata e rivolta solo ed esclusivamente a chi vuole occupare duecentomila mq di spazio pubblico per sviluppare il proprio investimento. L’autonomia dei Garanti si rispetta restando neutrali e non mandando “i miei” come Manzoniani rappresentanti del proprio volere".