Lo studio della Bocconi

Racket e usura: uno studio della Bocconi sul Fondo di solidarietà

La ricerca presentata al ministro Lamorgese: "Il Fondo di solidarietà si conferma fondamentale e concreto strumento di sostegno ai cittadini che si ribellano al racket e all’usura“.

Racket e usura: uno studio della Bocconi sul Fondo di solidarietà
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Racket e usura: uno studio della Bocconi sul Fondo di solidarietà.

Racket e usura: uno studio della Bocconi sul Fondo di solidarietà

MILANO - La crisi economica seguita alla pandemia ha creato un terreno particolarmente fertile alla diffusione di racket e usura tanto che, nel luglio 2020, è stato istituito un organismo permanente di monitoraggio e analisi sul rischio di infiltrazione nell’economia da parte della criminalità organizzata all'Università Bocconi di Milano.

Lo studio

Lo studio è frutto di un accordo di collaborazione tra l’Università Bocconi e il Commissario per il coordinamento delle iniziative antiracket e antiusura presentato ieri mattina in videoconferenza dalla Prefettura di Milano.

Si tratta di un focus sull'esperienza ventennale del Fondo, nato da un'idea del magistrato Giovanni Falcone allo scopo di sostenere le vittime per il loro reinserimento nell’economia legale attraverso elargizioni a fondo perduto alle vittime di racket e prestiti decennali a interesse zero alle vittime di usura, misure di ristoro commisurate entrambe ai danni patrimoniali e personali subiti.

Il Fondo di solidarietà per le vittime di racket e usura, questo sconosciuto

Il numero di richieste di accesso al Fondo di solidarietà per le vittime di racket e usura non corrisponde al numero delle denunce, anche a causa del fatto che spesso chi si rivolge al Fondo al momento di denunciare non ne conosce ancora l'esistenza.

Le parole del ministro Lamorgese

Uno studio «che assume particolare importanza nel periodo drammatico che viviamo», ha dichiarato il ministro dell'Interno Luciana Lamorgese, intervenuta da remoto all'evento, riferendosi all'emergenza sanitaria Covid-19 e alla crisi economica che ne è derivata, con la conseguente «forte domanda di liquidità da parte di famiglie e imprese» che possono, se non percepiscono un'altrettanto forte presenza dello Stato, «rivolgersi a quel mondo sommerso pronto ad offrire soluzioni apparenti a tutti i problemi, infiltrandosi e inquinando l'economia legale».

Per questo, ha aggiunto il ministro, «le istituzioni devono saper ascoltare e intercettare le esigenze dei cittadini prima che la criminalità organizzata» possa «intervenire a soddisfarle come una sorta di welfare alternativo». In quest'ottica il Fondo di solidarietà si conferma «fondamentale e concreto strumento di sostegno ai cittadini che si ribellano al racket e all'usura», e una più ampia diffusione della sua conoscenza unita a un suo ancora migliore funzionamento possono «concorrere a vincere la diffidenza nei confronti delle Istituzioni che è tra le cause della scarsa propensione delle vittime alla denuncia».

Il numero esiguo di richieste al Fondo

I risultati raggiunti dal Fondo, che negli ultimi anni ha accolto circa la metà delle domande di accesso per circa la metà dell'importo richiesto, del resto «qualificano un percorso di riflessione, condotto in questi ultimi anni dalla struttura commissariale, sulla necessità di intraprendere iniziative di carattere amministrativo, di potenziamento delle procedure digitalizzate e di iniziative per modificare la legislazione di riferimento» ha commentato il Commissario straordinario Giovanna Cagliostro, concludendo l'evento in prefettura, presente anche il prefetto Renato Saccone.

Lo studio in sintesi

I ricercatori della Bocconi, coordinati dall'adjunct professor Eleonora Montani, hanno costruito un database delle oltre 5.000 richieste alle quali il Fondo ha dato finora risposta, analizzandone circa il 20% nell'ambito di un'elaborazione preliminare dei dati dalla quale emerge che le domande di accesso al Fondo sono più frequenti in Campania, Puglia, Calabria e Sicilia, dove si collocavano tradizionalmente le principali organizzazioni criminali mafiose - che di usura e racket si servono per controllare il territorio e infiltrare l'economia locale -, e in Basilicata.

Rispetto ai dati analizzati, le istanze presentate da vittime di estorsione sono il doppio di quelle presentate da vittime di usura, anche per le caratteristiche di questo tipo di reato, come osserva la coordinatrice, "subdolo e dotato di un'incredibile capacità di annichilire umanamente, psicologicamente ed economicamente le vittime”, le quali denunciano solo quando sono allo stremo, e per questo nell'82% dei casi, laddove ottengano il prestito a interessi zero dal Fondo, lo utilizzano per ripagare i debiti, senza più risorse per reinserirsi.

I settori economico-produttivi più colpiti

Quanto ai settori economico-produttivi più colpiti, i dati esaminati confermano le evidenze processuali: coltivazioni, produzione animali, caccia e connessi (15,9%), commercio al dettaglio (15,2%), attività servizi di ristorazione (13,8%), costruzione edifici (14,5%), commercio e riparazione autoveicoli e motocicli (9,0%), mentre si segnala nello studio come un'anomalia la mancanza di riscontri nei settori delle forniture ad amministrazioni pubbliche e della gestione rifiuti.

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