Binario 21

La struggente storia di Liliana Segre in diretta dal Memoriale della Shoah di Milano

Segre: "Una pistola mi arrivò vicino ed ebbi la forte tentazione di sparare ad una guardia ma capii che non ero come lui. Ero libera”

La struggente storia di Liliana Segre in diretta dal Memoriale della Shoah di Milano
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Guidata dall'intervista di Fabio Fazio, la senatrice ci ha accompagnato in un viaggio toccante nei suoi ricordi di bambina proprio lì nel luogo da cui 79 anni fa era partita per Auschwitz.

Milano Centrale - Auschwitz

Milano Centrale,  30 gennaio 1944. Tutto prosegue regolarmente in stazione, tra chi arriva dopo un viaggio e chi sta per andarsene. Ma nei sotterranei da dove dovrebbero partire soltanto le merci, nascoste dalla luce del sole, ci sono 650 persone che stanno per essere deportate nel campo di concentramento di Auschwitz. Sono sporche, confuse e hanno appena trascorso più di un mese nel carcere di San Vittore.

Tra di loro c'è anche Liliana Segre con il papà Alberto. Non sanno dove andranno, sono stati spinti a bastonate nel treno e si sono trovati stipati nel Binario 21 da cui tra il 1943 e il 1945 sono partiti vagoni pieni di ebrei. Pensate che per via delle condizioni in cui hanno affrontato sette giorni di viaggio, alcuni di loro sono morti ancora prima di arrivare.

Ieri, quel posto che sa di morte si è riempito della vita di tutti i visitatori del Memoriale della Shoah che, in occasione del Giorno della Memoria, sono stati moltissimi. E chi non è potuto andarci fisicamente lo ha fatto con il cuore e con gli occhi grazie allo speciale di Rai Uno "Binario 21" che in diretta in prima serata dal memoriale ci ha fatto conoscere in tutta la sua potenza la storia di Liliana Segre.

Non lo sapeva nemmeno di essere ebrea

Guidata dall'intervista professionale e profonda di Fabio Fazio, la sopravvissuta all'Olocausto ci ha accompagnato in un viaggio toccante nei suoi ricordi di bambina proprio lì nel luogo da cui 79 anni fa era partita per Auschwitz e da cui era tornata sola senza più famiglia. Il racconto è iniziato dal 38 quando sono state emanate dal regime fascista le leggi razziali e la piccola Liliana è stata espulsa da scuola.

"Perché?" domandavo, e nessuno mi sapeva dare una risposta. Ai miei "Perché?" la famiglia scoppiava a piangere, chi si soffiava il naso, chi faceva finta di dover uscire dalla stanza - ha raccontato la senatrice alle telecamere della Rai - E io mi caricavo di sensi di colpa e di domande: "Ma cosa avrò fatto di male per non poter più andare a scuola? Qual è la mia colpa?". Non me ne capacitavo, non riuscivo a trovare una spiegazione, per quanto illogica, all'esclusione."

Il dolore di una bambina che a scuola ci andava volentieri e che è stata costretta ad andarsene senza sapere il motivo. Liliana non lo sapeva neanche di essere ebrea perché la sua era una famiglia laica. Lo ha scoperto nel 1938 a otto anni nel momento più misero che la storia italiana abbia mai toccato, quello dell'emanazione delle leggi razziali.

Le leggi razziali e il mese a San Vittore

Gli ebrei non potevano più lavorare, non potevano più frequentare scuole e negozi. Tutto questo per la colpa di essere nati. Durante lo speciale della Rai, sono intervenuti Pierfrancesco Favino e Paola Cortellesi che nel silenzio commosso degli spettatori presenti al Memoriale e davanti al televisore hanno letto alcune delle leggi che hanno escluso gli ebrei da ogni contesto.

Paola Cortellesi e Pierfrancesco Favino durante la lettura delle leggi razziali

Proseguendo nel racconto, Liliana ha parlato dell'arresto e della separazione dal padre nelle prigioni di Varese e Como. Ha affrontato l'arrivo nel carcere di San Vittore a Milano dove ha trascorso un mese di miserie, lei innocente tra malviventi incarcerati per un motivo ben preciso che sono stati gli ultimi a mostrarle pietà. Una lacrima le ha rigato il viso ma nonostante l'emozione ha continuato con lucidità a condividere la sua storia.

Un anno e mezzo ad Auschwitz

Dopodiché è iniziato il doloroso percorso di Liliana che con Fazio ha superato il muro dell'indifferenza presente all'ingresso del Memoriale per raggiungere il Binario 21 da cui è stata deportata ad Auschwitz a soli 13 anni. Senza tirarsi indietro ha descritto con precisione il viaggio in treno durato una settimana ma nel vagone non ci è entrata, sarebbe stato troppo forte il dolore. E poi l'arrivo al campo di concentramento e il suo anno e mezzo trascorso nella paura.

Liliana Segre e Fabio Fazio davanti al Binario 21

Quattro milioni di spettatori rapiti dalle parole di una donna privata della sua dignità che non perdona i suoi carnefici anche se ha smesso di odiarli perché come ha detto chiaramente, lei non è come loro. Oltre a raccontare la sua esperienza nel campo di concentramento, ha spiegato anche il difficile rientro a casa spiazzando Fazio che ha trattenuto le lacrime con fatica.

L'augurio di Liliana per i giovani

Uno dei momenti più toccanti è stata sicuramente la lettura dei nomi di sei bimbi sterminati nei campi in rappresentanza dei sei milioni di ebrei uccisi. Subito dopo, un minuto di silenzio pieno di emozioni lì davanti all'ingresso del Memoriale della Shoah e anche qualche metro sopra in stazione dove i passanti si sono fermati con le valigie alla mano per omaggiare la memoria di chi non ce l'ha fatta.

Liliana si è rialzata, è tornata a vivere con difficoltà. Dopo aver trascorso qualche anno con gli zii che erano ancora vivi si è sposata, ha avuto tre figli ed ora è una nonna che dice ai giovani di essere forti, anzi fortissimi come lo è stata lei nelle notti nere di Auschwitz. Ed è proprio a loro che, dopo aver ricevuto l'Ambrogino d'oro dal sindaco Sala in memoria del padre, si rivolge e si congeda. Per lei i giovani hanno un potenziale immenso e devono sfruttarlo, non devono essere indifferenti perché l'indifferenza genera odio e l'odio crea morte.

Il pubblico presente non smetteva di applaudire, era commosso e siamo sicuri che anche da casa la reazione è stata la stessa. Quella di Binario 21 è una Rai che con garbo ha fatto il suo dovere di servizio pubblico smuovendo le coscienze in una pagina di televisione che non verrà mai dimenticata.

 

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