La storia di Tania, da ospite alla Casa della Carità nel 2016 a mediatrice culturale
Sono 40 i profughi ucraini già ospitati dal progetto di accoglienza realizzato dalla Casa della Carità, in accordo con la Prefettura di Milano.
A dare un contributo fondamentale alla Casa della Carità di Milano sono due donne ucraine, Tania e Cristina, che non appena hanno saputo dell’arrivo dei profughi si sono offerte come mediatrici. Ecco la storia di Tania.
Tania: da donna in cerca di accoglienza a mediatrice culturale
MILANO - Sono 40 i profughi ucraini ospitati dal progetto di accoglienza realizzato dalla Casa della Carità con CeAS – Centro Ambrosiano di Solidarietà, in accordo con la Prefettura di Milano. Si tratta di 18 donne, un uomo e 21 minori (tra i 3 e i 17 anni) accolti in uno spazio messo a disposizione dal Consorzio Molino San Gregorio, dove sono seguiti e affiancati dagli operatori della Casa della Carità e del CeAS, tra cui educatori ed educatrici, personale medico, psichiatrico e legale, insieme a mediatori culturali.
Nessuno degli ospiti parla italiano e a differenza di altre accoglienze, non c’è nemmeno una lingua ponte che possa essere d’aiuto per capirsi reciprocamente. A dare allora un contributo fondamentale sono due donne ucraine, Tania e Cristina, che non appena hanno saputo dell’arrivo dei profughi si sono offerte come mediatrici. Una di loro, Tania, ha una storia particolare, perché lei stessa è ospite della Casa della Carità e ora è in prima linea nell’accoglienza.
Storie di accoglienza
E' la storia che racconta la Casa della Carità in questi primi giorni di accoglienza dei profughi in fuga dalla guerra. Tania è arrivata in Italia nel 2008 dalla città ucraina di Leopoli e nel 2016 è stata accolta, con il marito e tre dei quattro figli, presso la Casa della Carità. "Avevamo avuto problemi economici e non riuscivamo più a pagare l’affitto. Per questo siamo stati sfrattati. Abbiamo vissuto qualche tempo nel centro di emergenza sociale di via Barzaghi, ma poi lì c’è stato un incendio e quindi siamo stati trasferiti alla Casa della Carità. E qui è nato il mio ultimo figlio".
Con l'arrivo dei connazionali in fuga dalla guerra, Tania ha assunto un ruolo fondamentale di mediatrice: il tempo che non è dedicato alla famiglia, lo trascorre nel centro dove Casa della Carità e CeAS – Centro Ambrosiano di Solidarietà hanno allestito l’accoglienza. Anche lei, come tutte le donne ospitate dal progetto di accoglienza, ha dei parenti che sono rimasti in Ucraina. "Una zia e due cugini. Uno di loro è già morto durante i combattimenti, l’altro purtroppo lo sento poco, perché non sempre riesce a ricaricare il telefono".