un lieto fine

La storia del bambino ucraino nato con una rara malformazione operato al Policlinico di Milano

La malformazione, la guerra, il covid... lasciatosi alle spalle un triste destino ora potrà avere un futuro simile a quello di tutti gli altri bambini.

La storia del bambino ucraino nato con una rara malformazione operato al Policlinico di Milano
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MILANO - Nato con una grave malformazione intestinale e urologica, un bambino ucraino di un anno è stato operato al Policlinico e dopo mesi di ricovero può ora tornare con la famiglia.

La storia del bambino ucraino nato con una rara malformazione

Il piccolo - riferisce l'ospedale milanese - si trovava all'Ospedale di Chernivtsi, a ovest di Kiev, quando è scoppiata la guerra lo scorso febbraio. "E' nato con una grave malformazione ano-rettale - racconta Ernesto Leva, direttore della Chirurgia Pediatrica del Policlinico di Milano - ed era ricoverato per delle ulteriori complicanze urologiche causate dalla sua condizione. Data la complessità del caso, alla madre era stato detto che in Ucraina sarebbe stato molto difficile procedere con un intervento ricostruttivo". Nessuna speranza di guarigione, quindi. Quando però a causa del conflitto si mobilitano gli aiuti umanitari, l'Ong Rainbow4Africa, immediatamente operativa nel portare aiuti e creare ponti sanitari fra gli ospedali ucraini e quelli italiani, si attiva per trovare la struttura più idonea e trasportare il piccolo. Tra i suoi volontari c'è anche Daniele Dondossola, medico della Chirurgia Generale e Trapianti di Fegato del Policlinico di Milano: e dopo un lungo viaggio il bambino viene portato in salvo in Italia insieme alla sua mamma.

L'arrivo a Milano e gli altri ostacoli

Ad accoglierli è proprio il Policlinico di Milano, individuato perché è al centro della rete europea eUROGEN: si tratta di un network internazionale specializzato nella diagnosi e nelle cure di alta qualità per i pazienti con malattie rare e complesse uro-retto-genitali. I medici del Policlinico esaminano la situazione e scoprono che il piccolo ha anche una grave malformazione ai reni. Viene pianificato un percorso di più interventi chirurgici ricostruttivi, ma ci si mette di mezzo Covid-19: la copertura vaccinale in Ucraina è molto bassa, e sia il piccolo sia la madre si scoprono positivi al coronavirus. I primi 20 giorni viene quindi ricoverato nella Pediatria - Alta Intensità di Cura diretta da Paola Marchisio; una volta guarito dal virus, viene affidato ai chirurghi pediatrici e agli urologi pediatrici, guidati rispettivamente da Ernesto Leva e Gianantonio Manzoni, che intervengono insieme agli esperti di Anestesia e Rianimazione pediatrica coordinati da Giuseppe Sofi e Giovanna Chidini.

L'intervento

Siamo a fine maggio: il primo intervento dura 6 ore, nelle quali viene ricostruita la porzione terminale dell'intestino, si asporta il rene sinistro e vengono ricostruite le vie urinarie. Poi, dopo qualche settimana di degenza per stabilizzare la situazione, a inizio agosto il piccolo torna in sala operatoria per un intervento di ricanalizzazione intestinale: "Il percorso chirurgico è così completo - spiega Leva - e non c'è stata alcuna complicanza, tanto che dopo qualche giorno il piccolo è potuto tornare a casa. Grazie a tutto questo, ora potrà avere un futuro simile a quello di tutti gli altri bambini".

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