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Fedez racconta a Muschio Selvaggio la sua esperienza con la 'ndrangheta al magistrato Gratteri

Il magistrato è stato ospite ad una puntata del podcast per parlare di criminalità organizzata

Fedez racconta a Muschio Selvaggio la sua esperienza con la 'ndrangheta al magistrato Gratteri
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Si parla di mafia nel podcast del cantante Fedez, insieme al magistrato Nicola Gratteri che racconta l'evoluzione delle mafie con particolare attenzione a quelle che sono penetrate nel Nord Italia.

Il racconta la sua esperienza con la 'ndrangheta

BUCCINASCO – A riportarlo i colleghi di Giornale dei Navigli. “Il paese dove sono nato e cresciuto le dirà sicuramente qualcosa, Buccinasco”, introduce l'argomento Fedez al magistrato Nicola Gratteri. “Buccinasco la conosco bene, ho avuto diversi clienti”, scherza Gratteri. “È stata una delle città preferite da parte della 'ndrangheta, come tutto ciò che sta intorno a Milano, con tante attività commerciali, soprattutto nel mondo della ristorazione e svago, gestite da prestanome della 'ndrangheta”.

"A scuola sono venuto a contatto con la 'ndrangheta"

“Sembra incredibile come da piccolo fossi venuto a contatto con la 'ndrangheta, si respirava non sapendo cosa fosse – racconta Fedez –. Io mi sono reso conto di essere cresciuto in una terra di 'ndrangheta leggendo i nomi delle famiglie mafiose in un libro. Tutti i clan mafiosi reggenti a Milano. E io leggo praticamente l'appello della mia classe. Leggo Sergi, Ciccio Sergi, che veniva a scuola con me”.

"Tutti sapevamo che Ciccio non andava toccato"

E prosegue: “Succedevano delle cose stranissime. Un giorno, sapevamo che doveva venire a scuola tale Ciccio, non si sapeva da dove veniva, ma tutti sapevamo che doveva arrivare. Questo Ciccio era l'esempio modello di un bambino da bullizzare a scuola, sfigatino, rotondino, eppure tutti sapevamo che Ciccio non andava toccato. Parlava in dialetto calabrese, non una parola di italiano. Ma tutti sapevamo che non andava toccato. Ora non so che fine abbia fatto, ci ho avuto a che fare solo a scuola. Poi ho cambiato città: era tosta, non era una bella situazione. C'erano dei bar aperti anche di notte e sapevamo che non si poteva andare a bere il caffè perché succedevano delle cose e Buccinasco non si è mai fermata”.

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