A colloquio con Irama: a #Sanremo2024 con "Tu no"
Come vive Irama la dualità dell’artista che scrive canzoni profonde ma anche tormentoni che diventano hit
Filippo alias Irama convoca i giornalisti di domenica, prima del festival, proprio mentre Sinner si gioca la finale agli Australian Open. E, dopo la recente notizia del duetto con Riccardo Cocciante nella serata delle cover con Quando finisce un amore (canzone che compie 50 anni), sembra che anche l’artista voglia mettere una seria ipoteca sul podio del Festival.
Una ballata d'amore al Festival
Tu no, ballata d’amore intensa e autobiografica ha tutte le carte per diventare un pugno in faccia dal quale è difficile difendersi. Voce super intensa in primo piano e un bisogno viscerale di urlare tutto il dolore/amore rimasto incastrato nel cuore. Alla Cocciante insomma, che di questa cifra stilistica ha fatto la sua gloriosissima storia.
Il nuovo manager: Pablo Miguel Lombroni Capalbo
Accanto a Irama però un nuovo manager assolutamente lontano dalla tradizione: Pablo Miguel Lombroni Capalbo alias Shablo, musicista, produttore, dj, manager e discografico italo-argentino che da oltre vent’anni è un vero e proprio punto di riferimento per la scena urban italiana. Con lui Filippo ha deciso di pensare al suo nuovo album che definisce una vera e propria ripartenza. Fa accenno anche ad un grande evento e a un tour che verrà ufficializzato nei prossimi giorni per festeggiare e celebrare i primi anni di una carriera che gli ha già regalato 47 dischi di platino, 4 dischi d’oro con quasi due miliardi di streaming e oltre 900 milioni views per i suoi video.
L'intervista
“Tu no – racconta Irama – è l’unica canzone che ho presentato ad Amadeus. L’ho scritta proprio all’inizio dell’anno e rappresenta quello che poi sarà il disco. che manterrà molte sonorità soul, ma avrà anche delle venature country. Sarà una ripartenza, ho sempre visto i vari album come pezzi di un puzzle che ricompongono l’anima dell’artista. Alzo sempre l’asticella, cerco di raccontare lati più intimi ed emotivi e vorrei ci fosse più spazio per le parole, per quello che dico. E sto cercando di lavorare sempre di più con i musicisti per allontanarmi un po’ dal mondo dei bit, meraviglioso, ma diverso dalla direzione che sto prendendo. Tu no è l’esempio perfetto della nuova strada che ho imboccato. Ci sarà un lato molto orchestrale, ho avuto la fortuna di disegnare alcune linee melodiche come quartetti d’arco, cori o il gospel, un mondo che sto studiando molto da vicino. Non l’ho scritto in America ma in giro per il mondo, un luogo particolarmente elettivo per me è la Puglia.”
Sul progetto artistico con Rkomi:
“Il tour e l’incontro con Rkomi sono stati eccezionali. Non siamo un duo, ma due artisti solisti che si sono incontrati a Los Angeles e, facendo musica, hanno deciso di scrivere un album insieme che poi è diventato un progetto speciale nel quale però mi sono davvero divertito molto.”
Come vive Irama la dualità dell’artista che scrive canzoni profonde ma anche tormentoni che diventano hit:
“All’inizio forse è stato difficile perchè quando fai una hit di grande successo e leggera poi vieni identificato con quella, anche se quando sono diventate hit anche le canzoni più profonde, si è spezzata la catena. Io credo che un artista non possa essere sempre la stessa persona. Quando è sincero e non pianifica racconta momenti diversi: di leggerezza ma anche più profondi. Devo anche dire che è proprio dell’Italia questo concetto che se una canzone diventa hit perde di valore, in verità nel resto del mondo significa solo che è piaciuta a tantissime persone. Io comunque vorrei continuare ad arrivare a tutti.”
Il suo debutto a Sanremo nel 2016 nella categoria Nuove Proposte
Cosa direbbe l’Irama di oggi al ragazzo che nel 2016 debuttava a Sanremo nella categoria Nuove Proposte:
“Ho un ricordo nitido di quel Festival: fui eliminato contro Ermal Meta e ci rimasi malissimo perchè ero super convinto di quello che stavo facendo e quindi molto dispiaciuto. Giurai a me stesso che sarei tornato nei big un giorno ed uscii subito su un balcone perchè mi mancava l’aria. Fu una gavetta importante perchè mi insegnò che non sempre le cose vanno come credi e soprattutto che se vuoi realizzare seriamente un progetto, devi rimboccarti le maniche e lavorare tantissimo, che poi è quello che continuo a fare.”
Paola Gallo
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