L'intervista

Regione Lombardia, “facilitatrice” delle PMI

L'assessore regionale allo sviluppo economico Guido Guidesi, traccia un disegno del panorama delle PMI lombarde e delle azioni che la Regione sta mettendo in campo per sostenerle

Regione Lombardia, “facilitatrice” delle PMI

Il tessuto imprenditoriale delle PMI lombarde si trova oggi di fronte a una sfida duplice: da un lato la spinta verso l’innovazione che premia i settori più dinamici, dall’altro i vincoli normativi europei e l’instabilità geopolitica che frenano la crescita. Guido Guidesi, Assessore allo Sviluppo Economico della Regione Lombardia, ha fotografato uno scenario in cui l’obiettivo di Regione Lombardia vuole essere quello di continuare a rispondere ai bisogni sempre nuovi delle imprese, mentre si preparano a ridisegnare le proprie strategie di internazionalizzazione per il 2026.

Qual è oggi la priorità assoluta della Regione Lombardia per sostenere le PMI?

Come Regione, il nostro obiettivo è sempre quello di essere per le imprese dei facilitatori per il raggiungimento dei loro obiettivi. Sosteniamo con concretezza la competitività del tessuto produttivo lombardo, accompagnando le aziende anche nei processi di trasformazione digitale e innovazione tecnologica, di efficientamento, e favorendo la creazione e lo sviluppo di quelle che sono le filiere produttive. Fondamentali per affrontare le sfide dei mercati globali e consentire alla Lombardia di continuare a primeggiare sugli scenari internazionali.

In che modo la Regione compie queste azione, e semplifica l’accesso agli strumenti di finanziamento?

Bisogna dire che da parte delle aziende ormai c’è sempre molta attenzione rispetto a tutti i bandi che pubblichiamo, con una risposta sempre altissima. Quello che abbiamo cercato di fare in questi anni è stato quello di ascoltare i bisogni delle PMI e sulla base di quelli, rinnovare i nostri strumenti o idearne direttamente di nuovi. Perché le aziende cambiano, e con esse si evolvono anche le loro esigenze, e quindi dobbiamo cambiare anche noi. In questa direzione sono andati i nuovi strumenti che abbiamo ideato per favorire l’accesso al credito, e anche i voucher formativi.

Quali sono i settori PMI più dinamici in Lombardia oggi?

Il settore della cosmesi lombardo rappresenta oggi l’ecosistema più forte d’Italia ed è cresciuto moltissimo negli ultimi anni, facendo della ricerca e dell’innovazione la sua principale forza competitiva. In generale, stanno meglio quelle imprese che riescono a spingere sull’innovazione e sono messe nelle condizioni di poterlo fare liberamente. Il problema emerge quando le regole europee ci costringono su strade omologate, come è successo per l’automotive. I nostri costi di produzione sono più elevati rispetto ad altri paesi e, se siamo costretti a rispettare parametri fissi, andiamo inevitabilmente in difficoltà. Dove siamo liberi di agire, siamo forti. Dove c’è una grande pressione regolatoria o un mercato estero in crisi – pensiamo anche ai dazi di Trump – diventa tutto più complicato. Le nostre imprese oggi vivono un dualismo: chi è lasciato libero di innovare prospera, chi invece deve sottostare a regolamenti troppo limitanti e sostenere costi più alti, fatica.

Come stanno reagendo le PMI alla situazione internazionale?

La situazione geopolitica internazionale non consente di programmare con serenità, e questo fa venire meno quelle basi stabili che ci hanno sempre permesso di essere protagonisti sui mercati globali. Nei mercati dove siamo più in difficoltà, anche a causa dei dazi, stiamo lavorando insieme alle imprese per individuare quelli che potrebbero essere nuovi mercati di sbocco. Siamo in una fase di studio approfondito, ma già all’inizio del prossimo anno avremo un’idea più precisa su alcuni obiettivi strategici di internazionalizzazione.

Se dovesse descrivere l’imprenditore lombardo con tre parole, quali sceglierebbe?

La prima è passione, quella per il proprio lavoro che muove ogni decisione imprenditoriale. La seconda è ingegno, inteso come capacità di anticipare i tempi e leggere i cambiamenti prima degli altri. La terza è comunità: l’imprenditore lombardo pensa alla propria azienda come a una comunità, ma anche al territorio in cui opera, considerando sempre l’impatto sociale delle proprie scelte.