l'uscita al cinema

"L’Abbaglio", al cinema con i miei alunni: una scommessa con gli uomini di domani

Nell’era della brevità, del tutto subito, la sala cinematografica buia, silenziosa e che richiede un'attenzione selettiva per i giovani è una sfida

"L’Abbaglio", al cinema con i miei alunni: una scommessa con gli uomini di domani
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Dal Giornale dei Navigli una riflessione su ciò che mette più in difficoltà gli adolescenti: una sala buia, silenzio, la richiesta di attenzione selettiva: la sala cinematografica.

L’Abbaglio con i miei alunni: una scommessa con gli uomini di domani

Ci sembrava tutto troppo bello, con un inizio anno dettato da "buone notizie", sul fronte internazionale... Non abbiamo fatto in tempo a gioire per il ritorno della nostra Cecilia Sala in patria, e per una tregua (finalmente!) per un cumulo di macerie un tempo chiamato Striscia di Gaza, che ora siamo tutti sotto shock (o quasi, perché c’è chi va a nozze con personaggi del genere) dopo il tanto chiacchierato insediamento ufficiale di Trump 2, la vendetta.

Ma non tanto per le sue parole dai toni messianici o il braccio alzato o meno di Elon Musk, una scena da brivido ma che tale resta, una scena. Quanto piuttosto per gli ordini esecutivi firmati subito dal neo rieletto presidente dal ciuffo d’oro. Una sintesi?

Ce n’è per tutti i gusti...

Nel primo giorno ne ha firmati 46. Concessa la grazia a 1.500 condannati per l'assalto al Campidoglio. Fuori dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, fuori dagli Accordi di Parigi sul clima, fuori dall’intesa globale dell’Ocse sulla minimum tax. E ancora a dettare la linea è l’imperativo "America First" (l’America prima), che è ciò che ha ispirato anche l’ordine esecutivo sulla sospensione, per il momento di 90 giorni, di tutti i programmi di assistenza estera.

Questo e tanto altro non può che spaventare, pensando a un futuro sempre più nebuloso. E allora forse meglio tornare alle nostre terre, alle esperienze, a un gruppo di ragazzi che va al cinema con i propri professori - come ci racconta bene il nostro Fabio Fagnani -, in un’era in cui di solito i giovani masticano solo brevi reel di qualche secondo, per poi “scrollare” al successivo. Pensiamo al nostro domani con gli uomini di domani. È l’unica speranza.

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L’Abbaglio: per scommettere su un domani migliore grazie ai nostri ragazzi

Nell’era della brevità, del tutto subito, dei Reel, dei Tik Tok, degli Shorts su YouTube, tutto ciò che va contro corrente e richiede attenzione, concentrazione, analisi e tempo, è superato. Soprattutto per le nuove generazioni che faticano a stare concentrati per un po’ di tempo e a lasciarsi andare completamente a ciò che guardano. Sembra quasi, a dire la verità, che la fruizione dei contenuti non avvenga per imparare, per conoscere o semplicemente per intrattenersi, ma solo per passare il tempo in modo passivo.

Nell’era della brevità la sala cinematografica è una sfida

Ed è qui che entra in gioco la sfida del cinema. La settima arte è forse ciò che mette più in difficoltà gli adolescenti: sala buia, silenzio, attenzione selettiva e, si spera, assenza di contatto con lo smartphone. La sala cinematografica è una sfida. Per questo, nella scuola in cui insegno, ho deciso di portare una delle mie classi a vedere L’Abbaglio, film diretto da Roberto Andò con Toni Servillo, Ficarra e Picone.

Il tema è l’Unità d’Italia, epoca storica fondamentale del Risorgimento che ha portato il nostro paese ad essere quello che è oggi. Dai banchi di scuola, le slide, i riassunti, le domande alla pellicola. Certo, è evidente che un film non può essere sostitutivo di una lezione, o diverse lezioni, per imparare un particolare argomento, ma sicuramente fa da collante per la memoria, da gancio per aumentare la curiosità, da pretesto per apprendere.

L'obiettivo è portare gli studenti a conoscere una storia che ignorano

È come quando un amico ti racconta una storia. Quella storia, vera o no, precisa o meno, diventa un pezzo di te. Viene introiettata ed elaborata dal nostro cervello e fa parte del nostro bagaglio culturale. L’obiettivo deve essere questo, portare gli studenti a conoscere una storia, non importa quanto precisa, quanto vicina alla realtà, al vero, non importa se le date sono giuste, ma conta che inizino a conoscere qualcosa che ieri ignoravano, qualcosa che possa portarli ad approfondire, a imparare anche solo una cosa in più.

E in effetti, qualcosa in più L’Abbaglio di Roberto Andò lo racconta. Perché è vero che il tema principale è l’Unità d’Italia e l’entrata vittoriosa di Garibaldi a Palermo, ma la storia messa in scena dal regista siciliano è quella del Generale Vincenzo Giordano Orsini e il suo manipolo di soldati volontari (qualche centinaio dei famosi “Mille” di Garibaldi) che con una manovra illusoria permetterà di sconfiggere i Borboni. Il resto è storia, evidentemente e "L’Italia o si faceva o si moriva", parafrasando Garibaldi nella famosa frase proferita nei confronti di Nino Bixio.

La domanda che ci si pone all'uscita dalla sala cinematografica

La figura di Orsini, interpretato splendidamente da Toni Servillo, rappresenta l’illusione dell’epoca dei garibaldini. Un amore incondizionato verso quell’idea, quella allucinazione collettiva, di rendere un territorio, un Paese vero. Orsini sulla sua strada troverà fannulloni, traditori, mafiosi, militari, politici, ma nulla lo fermerà. La sua fede nei confronti di Garibaldi, dei suoi valori, dei suoi principi e, soprattutto, della sua idea di unità è incondizionata. Questo ha permesso a un paese intero, frammentato da nord a sud, di stare insieme, legati, uniti, ma non con la violenza, con la forza, con lo schifo della guerra, ma con la volontà, con l’idea di nazione.

L’Abbaglio è un film che mette la luce nell’oscurità, che ci mette di fronte a una domanda: cosa siamo disposti a perdere per permettere alle generazioni future di evolversi, di portare avanti la società e di fare dei passi in avanti? Quanto sono forti i nostri ideali? Essere ligi a un’ambizione può portarci a non riuscire a vedere cosa davvero stiamo avendo davanti agli occhi e, esattamente come il generale Orsini, ci illudiamo di poter cambiare le cose. Le regole possono cambiare, l’animo umano spesso rimane identico nonostante il passare dei secoli.

Andò, nel film, racconta l’abbaglio, la cantonata, il granchio, preso dal personaggio di Servillo, ma quel personaggio siamo noi. Noi, nella nostra quotidianità, nelle nostre rigidità, nelle nostre certezze e incertezze.

Oggi portare le classi al cinema è una rivoluzione culturale

Il feedback sul film lo restituisce direttamente la classe che prima di sedersi in sala era disincantata, fredda, poco interessata, ma poi è rimasta di stucco - non tutti, è evidente - convinta che la violenza, almeno oggi, non deve e non può essere la soluzione per instaurare un cambiamento nonostante l’obiettivo sia importante. La società odierna è stata basata sulle guerre, sui conflitti, sulla violenza e l’aggressività verso chi la pensa diversamente.

Oggi ci rendiamo conto come sia una barbarie nei confronti dei cittadini e che a perderci sono tutte le persone, nessuna esclusa. E nonostante questo, nel 21° secolo le guerre esistono e, probabilmente, continueranno a esistere. È di certo possibile mettere in atto una rivoluzione non violenta. Lo ha dimostrato Gandhi diversi decenni fa, ma anche Greta Thunberg ai giorni nostri. Una rivoluzione silenziosa, ma potentissima. Che poi è quella che abbiamo provato a fare noi docenti con le nostre classi, portandoli al cinema.

E speriamo non sia un grosso... Abbaglio

L’arte è lenta, l’arte è racconto, l’arte è viva, l’arte va goduta e digerita senza la frenesia di scrollare uno schermo, di passare al prossimo contenuto, di raddoppiare la velocità. L’arte non ha controllo, e nell’era dell’on demand e della brevità, portare le classi al cinema è una rivoluzione culturale, speriamo non sia un grosso Abbaglio.

Fabio Fagnani

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