Un giornalista premiato da Mattarella a Cavaliere dell'Ordine al Merito: la storia di Mattia Abbate
Da marzo 2019 lavora per Repubblica Milano ed è curatore della rubrica settimanale “Ci vuole abilità” con la quale vuole dare voce alle persone con disabilità
Da marzo 2019 lavora per Repubblica Milano ed è curatore della rubrica settimanale “Ci vuole abilità” con la quale vuole dare voce alle persone con disabilità, per raccontare sia esperienze positive che negative: ecco chi è Mattia Abbate, classe’88, che ha una patologia genetica: la distrofia muscolare di Duchenne; per questo motivo si definisce "disabile a tempo pieno". Lo scorso marzo è stato premiato dal Presidente Mattarella "per il suo impegno volto ad offrire un aiuto concreto a chi vive situazioni di disabilità"
Da giornalista a Cavaliere dell'Ordine al Merito della Repubblica Italiana: chi è Mattia Abbate
MILANO - Mattia Abbate è il giornalista milanese che cura da cinque anni la rubrica di Repubblica, "Ci vuole abilità", dedicata alla disabilità . La sua è una collaborazione iniziata quasi per caso dopo aver inviato a varie testate giornalistiche una lettera di protesta sulla disabilità contro lo Stadio San Siro di Milano.
Da 5 anni è un giornalista di Repubblica Milano
Proprio in quel periodo Repubblica era in cerca di un giornalista che si occupasse di quel tema e ha pensato di tenerlo in prova per due mesi e valutare una possibilecollaborazione.
"Ho apprezzato perché mi hanno trattato alla pari di qualunque altro lavoratore", ha affermato e da allora il legame non si è più scisso. Quella di Mattia è una penna molto ironica che rispecchia la sua personalità ovvero quella di chi sa sempre vedere il bicchiere mezzo pieno. Questa sua qualità porta il lettore ad avvicinarsi alla disabilità, guardandola da diversi punti di vista, scoprendone le difficoltà e le battaglie ad esse annesse.
Lavorare per cambiare sé stessi e la società
L’importanza del lavoro per lui non è legata solo ad una soddisfazione personale ma anche, e soprattutto, alla possibilità di cambiare qualcosa dentro di sé e nella società:
"Questo lavoro mi ha reso più sicuro di me e consapevole delle mie capacità, mi ha permesso di capire che c’erano delle cose che sapevo fare mentre prima pensavo di non essere in grado di fare niente. Ora sono motivato e so che non devo avere paura di dire la mia opinione. E poi posso incontrare tante persone, conoscere le loro storie e raccontarle e la cosa più bella è quando si riesce a risolvere qualche problema o, magari, a far conoscere meglio una nuova realtà", ha dichiarato Mattia tra una battuta e l’altra.
Ridurre il gap che c’è tra persone con e senza disabilità è il suo obiettivo principale.
Dietro la sua passione ci sono impegno, cura, ascolto, ricerca e, soprattutto, una grande voglia di eliminare tutte le barriere che rendono la disabilità un ostacolo invece che una possibilità. Ed è proprio per tale ragione che il Presidente Sergio Mattarella lo ha scelto come Cavaliere dell’ordine al merito della Repubblica italiana.
L’onorificenza dell'Ordine al Merito della Repubblica
La premiazione si è svolta lo scorso 20 marzo, al Quirinale, dopo una telefonata che annunciava la scelta di Mattarella.
"Quando ho ricevuto la chiamata pensavo fosse uno scherzo. Non me lo aspettavo perché non credevo di aver fatto così tanto, mi sembrava di essere solo all’inizio del mio lavoro ed invece, anche se non me stavo rendendo conto, qualcosa la stavo smuovendo. Sicuramente c’è ancora tanto da fare ma mi rende felice sapere che i miei articoli stanno permettendo di cambiare un po’ l’opinione sulla disabilità, che hanno potuto aiutare altre persone e hanno lasciato anche un ricordo positivo".
Prima della premiazione, Mattia era molto preoccupato: l’idea di essere davanti a tante persone; trovarsi in un luogo insolito quale il Quirinale; conoscere Mattarella e far fronte a possibili imprevisti. Poi, però, tutto è andato per il meglio: la presenza della sua famiglia lo ha fatto sentire supportato e incoraggiato e la dolcezza e l’accoglienza del Presidente lo hanno fatto sentire come a casa.
E poi l’avere fuori ad aspettarlo persone a lui molto care che erano lì come rappresentanti dei loro figli portati via dalla distrofia muscolare gli ha dato la forza di cui aveva bisogno: "Quello è stato un momento molto emozionante perché i loro figli, con i quali ho condiviso tanto, ora non ci sono più ma sono nei miei ricordi e nei miei pensieri e in quel momento erano lì con me".
Le parole del presidente Mattarella
Durante la cerimonia, rivolgendosi a tutti i presenti che erano stati premiati, Mattarella ha affermato: "I loro non sono piccoli comportamenti della vita quotidiana che non influiscono sulle grandi scelte che fanno la storia; è il contrario, questi comportamenti seminano sentimenti, condizioni e modi di pensare che sono quelli che cambiano il mondo”.
È stato proprio sentendo queste parole che Mattia ha capito che il suo lavoro è come un seme che germoglia, un piccolo ma grande gesto che permette di cambiare il modo di pensare.
I muri da scalare ogni giorno
"Molte volte si parla di gesti incredibili senza però dare spazio alla vita quotidiana che è molto importante perché è proprio nella quotidianità che la disabilità ha più problemi", ha affermato Mattia che di difficoltà ne affronta costantemente ogni giorno: il non trovare negozi accessibili; il dover faticare per prenotare un albergo adatto alle sue esigenze per andare in vacanza; il non sentirsi sempre dire: "Tanto sono solo tre gradini, al massimo la solleviamo!"; la lotta durata ben cinque anni per avere vicino la sua abitazione una rampa che gli consente di andare alla fermata dell’autobus; i tanti pregiudizi della gente che, per esempio, associa sistematicamente ad una disabilità fisica anche quella intellettiva.
La diversità ci rende unici!
La strada da percorrere per abbattere l’abilismo è ancora lunga ma, nonostante questo, Mattia spera sempre di vedere dei cambiamenti significativi. Ciò che gli dà speranza è il vedere che molte persone con disabilità hanno deciso di non stare più in silenzio ma di far sentire la propria voce. A questa battaglia continua per l’inclusione siamo tutti doverosamente chiamati a partecipare ricordandoci sempre che, come ha affermato Mattia: "É proprio la diversità che ci rende unici!".