San Donato non vuole lo stadio del Milan: petizione con tanto di appello all'arcivescovo
Oltre 1.100 le firme raccolte in quattro giorni
Sono oltre 1.100 le firme raccolte in quattro giorni dalla petizione che chiede un intervento dell’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, contro il progetto di stadio del Milan a San Donato.
Sono già oltre mille le persone che hanno firmato contro lo stadio del Milan a San Donato.
San Donato non vuole lo stadio del Milan
MILANO - “Arcivescovo, salvi Chiaravalle da un nuovo stadio!”. Come riporta il Giornale dei Navigli, è l’appello diretto della petizione pubblicata dal 29 febbraio sulla piattaforma change.org. Un ulteriore azione per scongiurare la nascita del nuovo stadio nella zona con un impatto anche sulla vicina abbazia di Chiaravalle e tutta l’area dove sorge il borgo. Proprio i monaci dell’abbazia, insieme ai residenti di Chiaravalle, associazioni e comitati locali, da settimane stanno chiedendo che l’impianto non venga realizzato in quell’area.
L'appello all'Archivescovo Delpini
Ora, anche una petizione online che si rivolge direttamente alla più alta autorità ecclesiastica milanese.
“Caro arcivescovo Delpini, ci rivolgiamo a Lei chiedendo il suo autorevole intervento per sventare il progetto di deturpamento ambientale e spirituale del Borgo di Chiaravalle. Lei certo sa meglio di noi che la zona di Chiaravalle, al cui centro sta l’antica abbazia cistercense, possiede un inestimabile valore, insieme naturale, storico-monumentale e soprattutto spirituale. Il suo ambiente naturale e quello antropico-architettonico, infatti, a partire dal XII secolo, è stato disegnato e modellato dal lavoro dei monaci cistercensi e delle famiglie contadine ad essi associati, in funzione della conduzione di una vita monacale basata sul distanziamento dal mondo materiale e sul raccoglimento e il potenziamento spirituale, nonché sulla liturgia e sull’apostolato cristiano.
Ancora oggi il Monastero di Santa Maria di Chiaravalle ospita monaci cistercensi che danno continuità a una plurisecolare tradizione religiosa a beneficio non solo di se stessi ma anche e soprattutto di quelle numerose persone che partecipano all’attività liturgica da essi condotta o semplicemente visitano l’Abbazia e l’ambiente antropico e naturale da essa modellato, cercandovi quel sollievo e quell’arricchimento spirituale, quella quiete meditativa, quella dimensione interiore e, volendo, trascendente, che nella caotica e alienante vita urbana di tutti i giorni, schiacciata sull’esteriorità e l’immanenza materiale, è difficile se non impossibile trovare.
Il Monastero di Santa Maria e l’Abbazia di Chiaravalle, insomma, sono un’oasi di spiritualità nel deserto del sempre più sfrenato e pervasivo consumismo che cerca di renderci robot spersonalizzati alla mercé del mercato – si legge ancora -. Ora quest’oasi rischia di essere soffocata da un progetto che è la più netta espressione della mentalità consumistica, vale a dire la negazione del simbolo spirituale che l’area di Chiaravalle incarna. Per questo, ci rivolgiamo a lei, in quanto prima autorità spirituale dell’Arcidiocesi di Milano, per chiederle di far sentire la sua autorevole voce in difesa del valore dell’area di Chiaravalle e di sventare così il pericolo che tale valore venga annientato e che il deserto spirituale del consumismo celebri il suo mortifero trionfo sulle sue ceneri”.