Frode fiscale: sequestro record da 102 milioni di euro a Bartolini e Geodis
Le accuse, che vedono indagate le due società per frode fiscale e indebita compensazione di crediti inesistenti (solo per Geodis), riguardano il sistema di gestione della manodopera.
Bufera su Bartolini e Geodis: un sequestro record da 102 milioni di euro ha riguardato oggi i due colossi della logistica.
Sequestrati 102 milioni di euro a Bartolini e Geodis
MILANO - Nella mattinata di oggi, mercoledì 14 dicembre, i militari hanno notificato informazioni di garanzia e condotto perquisizioni a tappeto a Milano, ma anche Bologna, Firenze, Pavia e Treviso. Il Nucleo di Polizia economico finanziaria della Gdf di Milano ha sequestrato circa 102 milioni di euro in un'inchiesta del pm Paolo Storari che vede al centro i colossi della logistica Brt, la storica azienda italiana ex Bartolini attiva nelle spedizioni, e Geodis, entrambi controllati da due diversi gruppi francesi. In particolare, sono stati sequestrati 44 milioni a Brt e 37 a Geodis e 21 milioni a un'altra azienda "intermediaria".
L'inchiesta per frode fiscale
A seguito di un'indagine coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia, i finanzieri "hanno disvelato una complessa frode fiscale caratterizzata dall'utilizzo, da parte delle multinazionali, di fatture per operazioni giuridicamente inesistenti e dalla stipula di fittizi contratti di appalto per la somministrazione di manodopera, in violazione della normativa di settore".
Il sistema di gestione della manodopera
Nel dettaglio, per quanto riguarda i lavoratori, le due multinazionali avrebbero gestito i rapporti di lavoro attraverso altre società terze, che a loro volta si sarebbero avvalse di cooperative, come specificato da una comunicazione di Gdf, "mentre in altri sono stati intrattenuti direttamente con quest'ultime che, facendo capo a un'unica regia, si sono avvicendate nel tempo, trasferendo la manodopera dall'una all'altra, omettendo sistematicamente il versamento dell'Iva e, nella maggior parte dei casi, degli oneri di natura previdenziale e assistenziale". Dal versante della situazione economico-finanziaria quindi è anche emerso che alcune di queste cooperative avrebbero trasferito i dipendenti da una all'altra senza versare né Iva né tantomeno i contributi.
La Procura: "Nessuna tutela per i lavoratori"
Conferma tutto quanto la Procura che scrive: "Nessuna tutela per i lavoratori, 'costretti' a passare da una cooperativa all'altra, pena la perdita del posto di lavoro", Dagli atti emerge anche che da almeno due delle cosiddette società 'filtro', al centro del presunto schema illecito e che fornivano manodopera a Brt, sarebbero "transitati" oltre 3100 lavoratori, ossia "oltre il 60% della forza lavoro complessiva".