Regione Lombardia, i consiglieri Pd e M5S si dimettono dalla Commissione Antimafia in polemica con la presidente
La presidente si era astenuta dal voto sulla mozione di censura, poi respinta, all’assessore alla Sicurezza Romano La Russa.
Non si è ancora spenta l'eco intorno al gesto dell'assessore regionale con delega alla Sicurezza Romano La Russa che un paio di settimane fa è stato ripreso in un video mentre si trovava in un corteo per il funerale del militante della destra Alberto Stabilini, in cui ha sferrato un saluto fascista che ha fatto molto discutere.
Regione, i consiglieri Pd lasciano la Commissione Antimafia
MILANO - I consiglieri regionali del Partito Democratico Gian Antonio Girelli e Angelo Orsenigo hanno rassegnato le dimissioni dalla Commissione speciale Antimafia del Consiglio regionale della Lombardia. Il gesto - spiega una nota del PD - è volto a segnalare il disagio nei confronti della gestione personalistica della commissione da parte della sua presidente, Monica Forte del gruppo misto, espressione delle minoranze con le quali ha da tempo tagliato i ponti, fino alla plateale presa di distanze, ieri in Consiglio, sulla mozione di censura all’assessore La Russa.
Ieri Forte si era astenuta mentre il PD aveva promosso e sostenuto con gli altri gruppi di opposizione la mozione. La commissione Antimafia - si legge ancora nella nota - è un organismo fortemente voluto dal Partito Democratico come presidio, anche in Regione Lombardia, contro le infiltrazioni e la diffusione delle organizzazioni criminali nella società, nell’economia e nella politica lombarda. Proprio per questo il Pd ritiene che la commissione debba essere gestita in modo collegiale, perché la lotta alle mafie veda un unico fronte pur nelle differenze politiche, e con una guida affidata alle opposizioni, a maggior garanzia di indipendenza. La commissione antimafia non può e non deve essere la vetrina personale e l’inutile contorno di una presidenza che assume su di sé, e solo su di sé, la rappresentanza dei valori e delle iniziative contro la mafia.
Anche il M5S lascia la Commissione e chiede le dimissioni della presidente Forte
Appoggia il gesto dei consiglieri Pd il M5S che chiede le dimissioni dell'ex pentastellata Monica Forte dalla presidenza della commissione Antimafia del Pirellone e annuncia che fino ad allora non parteciperà alle sedute. «Il Movimento Cinque Stelle fino ad oggi - si legge in una nota del gruppo - ha scelto di riservare indifferenza ai tanti che hanno utilizzato i nostri valori e le nostre idee come un taxi per entrare nelle Istituzioni, salvo poi comportarsi in maniera opposta. Allo stesso modo anche il gruppo regionale aveva scelto di rapportarsi rispetto alle plurime sbandate della consigliera Forte, nei confronti dei cittadini che votando Movimento le hanno permesso di sedere in Consiglio regionale.
Non possiamo però restare indifferenti di fronte alla slabbratura istituzionale consumatasi ieri con il voto di astensione e la mancata presa di posizione della Presidente della Commissione Antimafia, rispetto alla mozione di censura all’Assessore La Russa e al suo saluto romano. La Consigliera Forte è ovviamente libera di mettere la sua professionalità al servizio alla coalizione di centrodestra che ora governa il Paese, abbia però il coraggio di comunicarlo formalmente. Altrimenti, sarebbe logico pensare che l’unica ragione a trattenerla sia l’esigenza di non lasciare la poltrona di Presidente della Commissione Antimafia. Presidenza, è bene ricordare, raggiunta grazie ai voti della minoranza e grazie al voto degli elettori del Movimento Cinque Stelle. Pertanto, sarebbe opportuno un passo indietro dalla Presidenza della Commissione in considerazione della nuova collocazione politica della Consigliera Forte. Fino ad allora non parteciperemo alle sedute della Commissione regionale Antimafia».
La presidente del Gruppo Misto: "Comportamento scandaloso del Pd"
Viviana Beccalossi, presidente del Gruppo Misto in Consiglio regionale, definisce scandaloso il comportamento del Pd e aggiunge: “In pratica, boicottano il suo ruolo a guida della commissione Antimafia per la sola colpa di avere ragionato con la propria testa in occasione della mozione di censura su Romano La Russa. Un atto ai limiti del mobbing politico”. Nel suo intervento di ieri in Aula- prosegue Beccalossi- Monica Forte si è limitata a esprimere disagio per una mozione pensata per esacerbare gli animi politici, esprimendo soddisfazione per il fatto che proprio una donna per la prima volta nella storia potrebbe guidare il governo italiano. Il giorno dopo, con una tempistica quasi comica, i consiglieri del PD denunciano una presunta gestione personalistica della commissione Antimafia, quando è chiaro a tutti cosa ha mosso queste dimissioni”.
Il centrodestra in difesa della presidente Forte
Dal centrodestra il capogruppo della Lega al Pirellone Roberto Anelli difende la presidente Forte: "Giudicata e condannata nel giro di pochissime ore per aver espresso un’opinione differente dal gregge. L’attacco del PD a Monica Forte, rea di essersi astenuta sulla mozione di censura a Romano La Russa, è un grave gesto di intolleranza”. “Per chi avesse avuto ancora qualche dubbio, oggi si è capito chi sono i veri fascisti, coloro che mal sopportano il libero dibattito democratico e chi ha avuto il coraggio di esprimere un pensiero diverso dal loro. Il resto è fuffa”.
Esprime solidarietà a Forte anche il capogruppo di Forza Italia Gianluca Comazzi: "Le motivazioni addotte dai consiglieri di minoranza sono da teatro dell'assurdo. A detta loro, infatti, Forte sarebbe rea di non aver votato la mozione di sfiducia nei confronti dell'assessore La Russa, agendo in maniera libera e non ideologica. Ma che attinenza ha questo tema con quello del contrasto alle mafie, del quale si occupa Forte in qualità di presidente della commissione? È evidente - continua l'azzurro - che le dimissioni dei consiglieri di PD, M5S e +Europa siano una vendetta politica nei confronti di una persona non allineata e indipendente da ogni partito. Mi auguro - conclude Comazzi - che Monica Forte non ceda di fronte a queste pressioni e continui a svolgere il suo ruolo. È inaccettabile che un qualsiasi gruppo politico pretenda di condizionare le azioni di un consigliere liberamente eletto, il quale deve rispondere del suo operato soltanto ai lombardi e alle istituzioni".