Guerra in Ucraina

Fondazione Progetto Arca: due nuovi centri di accoglienza per i profughi ucraini

Sinigallia: "Sono due anelli della catena dell’accoglienza. Qui possono dormire, stare qualche giorno per poi proseguire verso un’altra sistemazione".

Fondazione Progetto Arca: due nuovi centri di accoglienza per i profughi ucraini
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La Fondazione Progetto Arca in prima linea per l'accoglienza dei profughi di guerra: aperti due nuovi centri accoglienza per un totale di 90 posti.

Accoglienza profughi: aprono due nuovi centri

MILANO - Due nuovi centri, gestiti da Fondazione Progetto Arca, per la prima accoglienza dei profughi ucraini. Entrambi i centri sono strutturati per una prima accoglienza residenziale emergenziale e temporanea di famiglie ucraine inviate dalla Prefettura di Milano e provenienti principalmente dall’hub del Sottopasso Mortirolo, dove i volontari di Progetto Arca sono già presenti insieme alla Protezione Civile comunale e ATS per offrire una prima assistenza e orientamento ai profughi appena giunti in Stazione Centrale.

La presentazione è avvenuta alla presenza del presidente di Fondazione Progetto Arca Alberto Sinigallia e degli assessori comunali al Welfare e alla Sicurezza, Lamberto Bertolè e Marco Granelli.

L'organizzazione delle strutture

Il primo centro si trova in via Stella 5 e dopo una settimana dall'apertura accoglie già 30 persone tra cui 10 minori. La struttura ha una capienza massima di 50 posti, una sala ricreativa e comunitaria per gli ospiti e in particolare per i bambini. Al piano sotterraneo la sala mensa dove i pasti vengono preparati dai volontari di Progetto Arca, mentre al primo piano si trovano 14 stanze da 3-4 posti ciascuna.
Il secondo si trova invece in via Sammartini 75 e inizierà ad accogliere le famiglie ucraine a partire dalla prossima settimana. Questo centro ha una capienza di 40 posti e offrirà gli stessi servizi del primo.

 

Le parole del presidente Sinigallia

Per il presidente Sinigallia, i nuovi centri “sono due anelli della catena dell’accoglienza. Qui possono dormire, stare qualche giorno per poi proseguire verso un’altra sistemazione attraverso la prefettura o ricongiungersi con le famiglie". "Con l’accoglienza si crea un clima molto intimo: sono persone che hanno sofferto molto a causa dei bombardamenti e del viaggio. Abbiamo un’assistenza psicologica soprattutto per i bambini che devono essere osservati e accompagnati attraverso giochi e disegni per normalizzare il loro stato, oltre a supportare le madri che hanno lasciato i mariti a combattere", ha aggiunto.

 

L'intervento di Lamberto Bertolè

"Oltre 8.000 persone sono arrivate nella nostra città. 3.000 sono passate dal l’hub del sottopasso Mortirolo per avere una prima assistenza, ma moltissimi sono arrivati direttamente in famiglia o da parenti e conoscenti o attraverso la mediazione di associazioni", ha dichiarato Bertolè sottolineando che circa il 40% degli arrivi sono minori, in maggioranza di età compresa tra i 6 e i 16 anni.

"Questo sistema di accoglienza, con numeri così importanti, sta reggendo grazie alla collaborazione di tutti - ha proseguito - Dobbiamo fare in modo che l’impegno che abbiamo chiesto da subito di sostenere le famiglie che accolgono sia rispettato fino in fondo. Ricordiamo che sono famiglie che spesso vivono in condizioni di fragilità e vulnerabilità, ma che stanno accogliendo per solidarietà e legami affettivi. Non possiamo però pretendere che per troppo tempo facciano da sole".

Alla domanda sui posti messi a disposizione Palazzo Marino, l'assessore ha risposto che "il comune ha messo a disposizione per 200 posti e altri se ne aggiungeranno. La prefettura, con la rete dei CAS, ha ulteriori posti. Circa il 10% delle persone accolte è accolto in luoghi istituzionali e per il 90% dalla generosità delle famiglie milanesi che hanno aperto le proprie case". Proseguendo Bertolè ha precisato che le strutture resteranno a disposizione “per tutto il tempo necessario. Lo sforzo di accoglienza sarà lungo". "Non sappiamo i tempi della guerra, ma non sappiamo nemmeno la scelta delle persone: la devastazione che questa guerra sta producendo sul territorio ucraino non consentirà a tutti di riprendere la vita di prima. Per alcuni la fuga dalla guerra potrebbe trasformarsi in una nuova scelta di vita", ha concluso.

L'assessore Granelli

Per l'assessore Granelli, "avere due nuovi spazi vuol dire garantire a chiunque si presenti tampone, inserimento nel sistema sanitario e una prima accoglienza per poi essere collocato nella rete dell’accoglienza". "Questo è fondamentale per far funzionare bene il sistema ed è bello che a farlo sia Milano con tutte le sue componenti", ha aggiunto.

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