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Covid e stress per i medici lombardi: per 7 su 10 c'è il rischio burnout

Secondo l’analisi della Bicocca quasi il 20% dei medici lombardi soffre di disturbi del sonno, stress, ansia, paura.

Covid e stress per i medici lombardi: per 7 su 10 c'è il rischio burnout
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Secondo un'indagine condotta tra novembre 2021 e marzo 20222 dall'Università degli studi Milano Bicocca l’84,4% dei medici lombardi dichiara che la pandemia ha avuto un impatto di grado medio o grave sul proprio benessere lavorativo.

Quasi il 20% dei medici lombardi soffre di burnout

MILANO - Disturbi del sonno, stress, ansia, paura, in una parola: sindrome da burnout. Un fenomeno che l’OMS classifica come una forma di stress lavorativo che non si è in grado di gestire con successo e ad esserne colpiti sono il 18,5% dei medici lombardi, soprattutto donne, mentre più del 30% ha segni clinici di ansia e depressione. In totale circa 15mila in Italia, ma il dato è sottostimato.

Lo studio della Bicocca

E' quanto emerge dall'indagine dall’«Indagine epidemiologica sul burnout nei medici lombardi» che l’Università Bicocca ha condotto tra novembre 2021 e marzo 2022 per conto della sezione regionale di Anaao Assomed, l’associazione dei medici dirigenti.

Al questionario online predisposto dai curatori dello studio hanno risposto 958 dottori, circa un terzo di coloro che hanno letto la mail con la proposta. Il 71,6 per cento di chi ha partecipato all’indagine ritiene di aver sofferto di eccessivo stress. Sebbene il fenomeno fosse già presente prima del Covid, l’emergenza pandemica ha acuito e messo in luce ulteriormente il problema: l’84,4% dei medici lombardi dichiara che la pandemia ha avuto un impatto di grado medio o grave sul proprio benessere lavorativo e la percezione di burnout è risultata maggiore, soprattutto per chi ha avuto colleghi o parenti con gravi conseguenze dall’infezione da Coronavirus.

I campanelli d’allarme? «Esaurimento emotivo, distacco crescente dalla propria professione, una ridotta efficienza» spiega Edoardo Nicolò Aiello, psicologo e dottorando in Neuroscienze in Bicocca. A soffrire maggiormente di burnout sono le donne, unito ad ansia, depressione e a una percezione bassa di autoefficacia, elemento condiviso con gli specializzandi.

Ma è davvero tutta colpa della pandemia?

Secondo l’analisi della Bicocca l’87,4 per cento degli intervistati dichiara che il Covid e l’arrivo della quarta ondata hanno avuto effetti di media o grave entità sul proprio benessere lavorativo. Va precisato però che chi ha manifestato segnali oggettivi di burnout soffriva di stress anche prima dell’emergenza sanitaria. E i medici che hanno prestato servizio nei reparti Covid non sono stati vittime di ansia e depressione più dei colleghi che invece non si sono presi cura direttamente dei contagiati.

Il segretario regionale di Anaao Assomed

Stefano Magnone, segretario regionale di Anaao Assomed, parla di «carenza di risorse e ritmi lavorativi isterici. Lo stress lavorativo cronico, o sindrome del burnout, insorge - spiega - quando le richieste del lavoro superano le capacità del lavoratore di affrontarle, intaccando la salute psicofisica dell'individuo a cui si è sommato l’impatto del Covid”. Si teme per la salute psicologica dei professionisti e anche per i pazienti, che potrebbero subire le conseguenze del loro burnout.

La psicologa che ha curato la ricerca

Secondo Ines Giorgi, psicologa, psicoterapeuta e docente presso l’Università di Milano Bicocca che ha curato la ricerca, «la sanità è cambiata negli ultimi anni e anche il paziente, sempre più informato e consapevole dei propri bisogni, espressi spesso con aggressività. Gli operatori non sono pronti a soddisfarli e questo porta a uno stress cronico che spesso si trasforma in burnout». Una sindrome, secondo Giorgi, «estremamente pericolosa, che rischia di diventare endemica con gravi danni anche per l’organizzazione».

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