Telecamere nascoste in bagno: spiava la studentessa a cui aveva affittato una stanza
La giovane, scoperte le telecamere, ha subito sporto denuncia. In tutta risposta l'ex proprietario di casa le ha offerto 2mila euro di risarcimento.
Un caso inquietante di abuso nei confronti di una ragazza di 23 anni, avvenuto a Milano e la cui denuncia risale al 2019, quando la giovane vittima ha scoperta di essere ripresa videosorvegliata a sua insaputa dal proprietario della casa in cui abitava in affitto.
Videosorvegliata per anni senza saperlo
Lei oggi ha 23 anni, il proprietario di casa 20 in più (43 per la precisione) ed è accusato di averla ripresa a sua insaputa per anni, in bagno e nella sua camera, nella casa in cui le aveva subaffittato una stanza a Milano. La vittima, ex studentessa dell'Università Cattolica di Milano, non è italiana e una volta giunta a Milano cercando una camera dove vivere per poter frequentare le lezioni in città, si era affidata a un connazionale che le aveva così subaffittato una stanza del suo appartamento per oltre due anni.
Il 22 novembre 2019 la 23enne - all'epoca di soli 21 anni - si era presentata in Questura a Milano formalizzando una querela nei confronti del suo proprietario di casa. La giovane ha raccontato di aver scoperto per caso che nella stanza dell'uomo vi era un monitor di un computer dove erano nitide le immagini della sua stanza in diretta, scoprendo che era così collegato a telecamere nascoste nella sua camera. Con l'aiuto di un amico, fatta l'agghiacciante scoperta, la vittima aveva cercato in tutta casa altre telecamere scoprendo che persino in bagno l'uomo aveva nascosto un'altra telecamere sotto un faretto della luce.
La falsa rassicurazione
La giovane era subito scappata di casa e, facendosi accompagnare dal suo avvocato, aveva immediatamente sporto denuncia. Ripercorrendo uno dei primi contatti con l'uomo, la 23enne ha raccontato che quando due anni prima si era trasferita nell'appartamento aveva notato la telecamera nella stanza e, chiedendo al proprietario di casa delucidazioni, questi l'aveva rassicurata dicendole che si trattava di un vecchio antifurto dei precedenti proprietari e che non funzionava più.
Sequestrato computer, chiavette e hard disk
Subito dopo la denuncia gli Agenti di Polizia erano sopraggiunti nell'appartamento indicato dalla giovane sequestrando al proprietario di casa un computer, 5 hard disk, un cellulare, 9 sim card e 12 chiavette usb, sui quali sarebbero stati trovati file piuttosto espliciti.
L'accusa avanzata dal pm Ilaria Perinu a luglio 2020 era stata quella del reato previsto dall'articolo 615 bis del codice penale, "interferenze illecite nella vita privata", che prevede la reclusione da pena da sei mesi a quattro anni per "chiunque, mediante l'uso di strumenti di ripresa visiva o sonora, si procura indebitamente notizie o immagini attinenti alla vita privata" di altri. Secondo l'accusa il 43enne si sarebbe procurato indebitamente video e foto attinenti alla vita intima e privata della persona offesa attraverso delle videocamere poste nella camera da letto e nel bagno dell'immobile.
Offerta risarcitoria rifiutata
Pensando di risolverla con poco, come si fosse trattato di una semplice goliardata giovanile e non di un reato di abuso, all'udienza tenutasi la scorsa estate l'imputato ha offerto 2mila euro di risarcimento alla vittima, che ha - naturalmente - rifiutato. Il 43enne ha allora deciso di procedere con rito abbreviato, che gli garantirà lo sconto di un terzo della pena definitiva.
Il 16 febbraio 2022 durante l'udienza il giudice del Tribunale di Milano ha rinviato la sentenza chiedendo di integrare la prova nominando un consulente tecnico d'ufficio (Ctu), che arriverà il prossimo 3 marzo, e che ha lo scopo di verificare se tra il materiale sequestrato oltre due anni fa all'uomo vi siano effettivamente foto e video ritraenti la vittima.
Insoddisfatto il legale della vittima
Una decisione, quella del giudice, non condivisa dal legale della vittima secondo il quale è chiaro che le telecamere trovate nella camera del proprietario, a prescindere dal fatto che lui avesse o meno salvato foto e video, fossero state utilizzare per riprendere e spiare la giovane a sua insaputa.