Sciopero nazionale taxi, anche a Milano i tassisti incrociano le braccia
A Milano la protesta ha preso vita incentro, con una corteo scortato dalla polizia locale e dai carabinieri e arrivato fino alla stazione Centrale verso le 11.20.
A Milano la protesta ha preso vita in centro, con una corteo scortato dalla polizia locale e dai carabinieri e arrivato fino alla stazione Centrale verso le 11.20.
Sciopero taxi a Milano
A Milano la protesta ha preso vita in centro, con una corteo scortato dalla polizia locale e dai carabinieri e arrivato fino alla stazione Centrale verso le 11.20. I tassisti a Milano hanno anche allestito alcuni gazebo per fare volantinaggio e informazione sia in piazza Affari che in piazza Luigi di Savoia.
La protesta andrà avanti fino alle 20 di oggi, 22 ottobre 2021 e l'adesione è stata del 90% dei tassisti. Le associazioni di categoria chiedono la riforma del sistema e il contrasto all'abusivismo. Chiedono chiarimenti relativi alle riforme fiscali e legislative di alcune piattaforme che offrono servizi simili a quelli dei taxi e che fanno concorrenza "sleale".
«Il fatto che oggi vi sia una mobilitazione di carattere nazionale che interessa la categoria non stupisce, anche perché ampiamente annunciata con anticipo. Quello che non è normale è che da anni ormai la categoria debba attendere norme chiare per la tutela del proprio lavoro": lo ha affermato Emilio Boccalini, presidente di Taxiblu 02.4040 in merito allo sciopero nazionale dei taxi di oggi.
Si attendono decreti relativi al foglio di servizio elettronico
"Si rimandano da mesi e mesi i decreti ministeriali istituitivi del foglio di servizio elettronico per gli operatori del noleggio da rimessa e del Registro Elettronico Nazionale - prosegue -. E manca ancora una regolamentazione delle piattaforme di intermediazione tecnologica attraverso uno specifico DPCM. Criticità che minano ad oggi il nostro lavoro che nella teoria e purtroppo spesso nella pratica permette praticamente a chiunque, di svolgere questo mestiere pur non avendone titolo.
Credo -conclude Boccalini- che nessuno ami scioperare e men che meno rinunciare ad una giornata di lavoro ma francamente non si capisce perché si era avviato un percorso, sensato e giusto per tutelare e normare la nostra ed altre professionalità e poi questo percorso giunto quasi alla fine non sia stato completato».