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n via delle Forze Armate
Milano intitola i Giardini Luisa Fantasia, vittima della 'ndrangheta
La giovane donna fu barbaramente uccisa per ritorsione contro il marito che stava indagando sul traffico di droga tra la Calabria e Milano.
Milano intitola i Giardini Luisa Fantasia, vittima della 'ndrangheta.
Milano intitola i Giardini Luisa Fantasia, vittima della 'ndrangheta
MILANO – Milano non dimentica Luisa Fantasia, la giovane donna uccisa barbaramente il 14 giugno 1975 dalla ‘ndrangheta.
Milano non dimentica
Il Municipio 7 ha deciso di dedicare un giardino alla memoria di una vittima di mafia, la cui storia è stata raccontata solo di recente, grazie all’impegno di Pietro Paolo Mascione, agente di polizia e figlio di seconde nozze del marito di Luisa, in accordo con la figlia Cinzia che all’epoca dei fatti aveva solo 18 mesi.
Il giardino alla memoria in via delle Forze Armate
“In via delle Forze Armate abbiamo dedicato un giardino a Luisa Fantasia, moglie di un brigadiere dell’Arma dei Carabinieri, Antonio Mascione, uccisa davanti alla sua piccola da due giovani criminali legati alle ‘ndrine – ha raccontato il sindaco Beppe Sala all’inaugurazione della targa –. L’ammazzarono per ritorsione contro il marito che stava indagando sul traffico di droga tra la Calabria e Milano. Fu un atto brutale e vigliacco che lasciò sgomenti tutti.
Il sindaco Beppe Sala all’inaugurazione della targa
Luisa Fantasia ricevette la Medaglia d’Oro di Civica Benemerenza alla memoria, il 7 dicembre 1975. Dopo un lungo periodo di silenzio, abbiamo raccolto il desiderio della figlia Cinzia, primogenita scampata ai sicari, di ricordare il sacrificio di sua madre. Il nostro compito come istituzioni è di combattere tutte insieme ogni forma di criminalità e onorare chi ha perso la vita facendone un esempio, soprattutto per i più giovani. La cultura della legalità è la più forte arma che possiamo usare”.
La storia di Luisa, uccisa per ritorsione contro il marito
La storia di Luisa è terribile da raccontare, ma va ricordata, perché testimonianza dell’azione mafiosa che non guarda in faccia neanche donne e bambini. Poco più che trentenne, originaria di San Severo, provincia di Foggia, Luisa era sposata con un brigadiere del Nucleo operativo sotto copertura che stava indagando proprio sui traffici di droga in una Milano pesantemente già colonizzata dalla ‘ndrangheta.
Mascione stava indagando sul traffico di droga tra la Calabria e Milano
Mascione riesce a scoprire di un grosso carico di droga e inizia a prendere contatti con i due responsabili dello smercio, Biagio Jaquinta e Abramo Leone. Il carabiniere prova a convincerli di voler acquistare il carico con 60 milioni di lire. I due giovani gli tendono una trappola: invece di presentarsi nel luogo dell’appuntamento, si recano a casa del militare.
Il mostruoso massacro
I due dicono alla moglie di essere amici del marito e appena apre la porta i due la sfondano. Inizia il massacro: non trovano i soldi che pensavano nascosti in casa, poi picchiano Luisa, la violentano e le tagliano la gola: tutto davanti alla figlioletta piccola. Sarà il marito a trovarla in una pozza di sangue.
Le indagini, che portarono all'arresto dei responsabili, condotte dal marito
È lui a condurre le indagini e pochi giorni dopo l’efferato delitto arresta i due responsabili, di cui uno ancora minorenne che nonostante l’età prenderà l’ergastolo, insieme al complice. A casa loro, come prova prima della loro confessione, erano stati trovati soldi e gioielli rubati alla donna. Uno dei due assassini, il più grande, verrà poi ucciso in carcere da un altro detenuto.
Il terribile fatto è stato raccontato solo di recente
La storia è stata raccontata solo di recente: il carabiniere ha sempre voluto tacere la terribile vicenda e ha rifiutato tutti gli indennizzi offerti, per evitare clamore e riflettori, piegato dal dolore.